Rinnovamento e credibilità. Sono questi i requisiti che guidano gli italiani nelle competizioni elettorali. Il messaggio che arriva da queste amministrative dimostra più che mai il tramonto del voto di appartenenza. Non è più tempo di votare “turandosi il naso” o di farsi orientare dai “contratti con gli italiani” firmati a favor di telecamera. La Prima Repubblica è ormai un ricordo lontano e il berlusconismo sta per essere definitivamente archiviato. Si scelgono candidati e progetti credibili, capaci di interpretare anche la richiesta di ricambio della classe dirigente che arriva da ogni parte del Paese.
Si ritiene che De Magistris e Zedda abbiano amministrato bene? Non importa se i loro partiti di appartenenza sono scomparsi: i napoletani e i cagliaritani (di destra, centro e sinistra) li votano lo stesso. Si ritiene che Pd e centrodestra abbiano contribuito alla catastrofe romana degli ultimi anni? Gli elettori della Capitale mettono da parte pugno chiuso e saluto romano dimostrando di voler spazzare via quel che resta delle vecchie classi dirigenti votando Virginia Raggi e, soprattutto il Movimento 5 Stelle. Stessa cosa succede ad Alcamo, dove Domenico Surdi sfiora la vittoria al primo turno nella città di Turano e Papania portando un personale valore aggiunto anche rispetto alla lista pentastellata e candidandosi a diventare il primo sindaco a 5 Stelle in provincia di Trapani. Logico pensare, anche in quest’ultimo caso, che tanti cittadini che avevano votato per i partiti al potere abbiano deciso di dare un segnale di totale discontinuità rispetto al passato. Incerta, ma non troppo, la partita a Torino, dove Fassino gode comunque di un buon consenso popolare al di là dell’elettorato del Pd, e a Bologna, dove Merola appare in calo e i dirigenti locali sperano di non dover rivivere l’incubo del ’99, quando il capoluogo emiliano diede una lezione indimenticabile ai dirigenti di sinistra votando il destrorso Guazzaloca dopo 50 anni di giunte rosse. Un grande punto interrogativo a Milano, dove Sala non sfonda, il centrodestra tiene e gli altri sono quasi inesistenti.
E Salvini? Ecco, sul leader leghista andrebbe fatto un discorso a parte. Chi ragiona ancora con i parametri di vent’anni fa, si sarebbe aspettato una performance brillante delle liste legate al Le Pen italiano. Vedere i suoi candidati fuori dai giochi quasi ovunque testimonia come una stagione politica stia per andare definitivamente in soffitta. Non basta presentarsi in tv ad abbaiare a tutte le ore contro i meridionali o gli immigrati per vincere le elezioni: gli italiani, per fortuna, ormai vogliono altro.