Oggi a Roma migliaia di persone si ritroveranno per le vie della Capitale per il “Family Day”. In una democrazia, ogni opinione merita rispetto, ci mancherebbe. E sappiamo bene che molti tra coloro che parteciperanno, saranno animati da sentimenti autentici e genuini. Noi, com’è noto, sull’argomento abbiamo una posizione diversa. E riteniamo che la difesa della famiglia sia una pratica quotidiana, che si nutre di affetto, cure e attenzioni verso le persone che ci sono più care. In piazza scenderemmo volentieri per chiedere qualcosa che ci viene negato, non per qualcosa che già abbiamo. A ciò si aggiunge un altro fattore che abbiamo più volte ribadito: i periodi di crisi si superano scommettendo proprio sull’estensione dei diritti, ampliando i termini di un contratto sociale che deve essere più inclusivo per le minoranze. Le aperture creano condivisione, innescano energie positive. Le chiusure mortificano slanci, idee e passioni. Tornando a quanto dicevamo in apertura, assodato il rispetto per chi comunque la pensa sinceramente in maniera diversa (comprese le “sentinelle in piedi”, che comunque un po’ ci inquietano), ammettiamo che ci convince meno chi strumentalizza politicamente questo tema. Tra gli organizzatori e gli aderenti all’odierno Family Day, ne siamo convinti, non prevale l’idea di tutelare un’idea di famiglia, ma l’intenzione di contarsi per dimostrare di poter essere influenti sulle scelte di chi governa. Del resto, si sa, in Parlamento il ddl Cirinna verrà approvato. Non tanto per la determinazione di Renzi o del Pd, quanto per le indicazioni che sono arrivate dall’Unione Europea, che ha invitato più volte l’Italia a mettersi al passo con il resto del continente nel riconoscimento istituzionale delle unioni civili. Lo sanno anche i politici locali che nelle ultime ore hanno firmato una petizione per chiederne lo stop, invitando il sindaco Di Girolamo e il presidente Sturiano ad unirsi a loro. Sanno benissimo che il loro sforzo non produrrà nulla, ma colgono l’ennesima occasione per contarsi e dimostrare che in Consiglio comunale la maggioranza va in ordine sparso. Riteniamo difficile che il sindaco o Sturiano firmino la suddetta petizione. Fossimo al loro posto, piuttosto, inviteremmo il Consiglio ad approvare l’atto d’indirizzo per il registro delle unioni civili, che da mesi è all’ordine del giorno dei lavori consiliari. Sarebbe un gesto di sensibilità politica da consegnare a chi, malgrado tutto, continua a credere che Marsala meriti di diventare una città più aperta e inclusiva.