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Gli alieni e i professionisti dell’emergenza

A Messina è emergenza idrica: da alcuni giorni manca l’acqua. Tra Palermo e Catania è emergenza viabilità: da gennaio manca un pezzo di autostrada. In Sicilia Occidentale, dopo la chiusura della discarica di Campana Misiddi gli 11 Comuni dell’Ato “Belice Ambiente”, è emergenza rifiuti e una situazione simile si sta vivendo anche più a est, con la chiusura per saturazione dell’impianto di Gela. Poi ci sono le emergenze riguardanti il contratto dei forestali, gli sbarchi degli immigrati e, naturalmente, c’è l’allerta maltempo, che da un momento all’altro potrebbe costellare le nostre cronache di codici rossi, immagini di strade allagate, viadotti impraticabili e disagi vari.

Uno stato di emergenza permanente che sembra fatto apposta per spostare sempre l’attenzione verso l’inderogabile necessità di occuparsi di qualcosa a discapito di qualcos’altro. Probabilmente, è anche per questa ragione che a Messina ci sono ancora famiglie che vivono nelle baracche costruite dopo il disastro. In questo modo, viene meno il concetto stesso di programmazione (non sempre, ma nella maggior parte dei casi) per lasciare spazio ai professionisti dell’emergenza. Perché, diciamola tutta, se l’emergenza non ci fosse, politici, amministratori e burocrati dovrebbero davvero impegnarsi per lavorare su progetti di ampio respiro per i quali, in molti casi, non hanno né la preparazione, né il lessico adeguato. Così, quando l’emergenza sembra non esserci, o quando non riescono a risolverla, se ne inventano una più grande. Una in cui possono mettere in mostra le proprie competenze, i propri argomenti. Come avviene un giorno sì e uno no alla Regione, per esempio. Tra rimpasti, trasformismi, tradimenti, attacchi furibondi e improvvise riappacificazioni. Quando capita di parlare con qualche dirigente di partito di quanto tutto ciò appaia inspiegabile agli occhi dei “comuni mortali”, ci si sente guardati come alieni che mai capiranno la nobile arte della politica. E a questo punto lo confessiamo: siamo lieti di continuare a non capire per quale ragione in tre anni si debbano cambiare più di 40 assessori pur di non tornare alle urne. O perché un partito eletto in uno schieramento possa traslocare in quello opposto, in barba al mandato elettorale conferito dai propri elettori. Siamo però convinti che ai “nobili” politici basterebbe stare un po’ più per strada e un po’ meno nei palazzi o nelle auto blindate per capire che, a ben vedere, i veri alieni sono loro.

Vincenzo Figlioli

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