“Da un grande potere deriva sempre una grande responsabilità”. La citazione, popolarissima tra gli appassionati di “Spider man”, ben si associa al ruolo dell’informazione. Lo stato di salute di una comunità, si misura anche dalla qualità del lavoro svolto dai suoi giornalisti. Per anni, guardando le classifiche sulla libertà di stampa e il pessimo posizionamento del nostro Paese, abbiamo pensato che il nucleo del problema fosse il gigantesco conflitto d’interessi di Silvio Berlusconi. Adesso, che il fondatore di Forza Italia è ai margini della scena politica, ci rendiamo conto che la situazione non è cambiata e le classifiche di Reporter senza frontiere e Freedom House sulla libertà di informazione ci collocano tra il 65° e il 73° posto. Veniamo definiti “un Paese parzialmente libero” e le ragioni, a ben vedere, sono sotto gli occhi di tutti. A maggior ragione in questi mesi, caratterizzati da due vicende che hanno lasciato il segno: la falsa intercettazione Crocetta – Tutino e la campagna mediatica contro l’ormai ex sindaco di Roma Ignazio Marino. In entrambi i casi, è evidente che siamo di fronte a una regia dettata da soggetti che detengono diverse porzioni di potere e che hanno utilizzato la stampa per sovvertire istituzioni democraticamente elette. Al di là di una valutazione politica sull’operato di Crocetta e Marino, lo scenario è quantomeno inquietante. E fa tornare alla mente altre storie di cui abbiamo saputo meno di quanto avremmo dovuto: dalla fantomatica Commissione Mitrokhin alla vicenda di Piero Marrazzo, senza dimenticare quella dell’ex direttore di Avvenire Dino Boffo. In “Suburra” – lo straordinario libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo che ha anticipato l’inchiesta “Mafia Capitale” – c’è un inquietante personaggio, tale Spartaco Liberati, che ogni giorno utilizza i microfoni della propria emittente per supportare progetti speculativi cari al potere politico e criminale e orchestrare campagne stampa mirate contro chiunque si azzardi a mettersi di traverso. In cambio riceve sponsorizzazioni e inserzioni pubblicitarie. Ma la cosa che sotto sotto gli sta più a cuore è il pensiero che, nella sua mediocrità, sia riuscito a diventare un ingranaggio importante in un meccanismo molto grande, da cui passano le decisioni che contano. Nel suo modo di intendere il giornalismo c’è tanto di quel che vediamo ogni giorno nella vita reale. E se l’Italia è in queste condizioni, gran parte delle responsabilità risiedono nei troppi Spartaco Liberati che vediamo intorno a noi.