A luglio, il presidente della Regione Rosario Crocetta annunciava in un’intervista al Corriere della Sera che si sarebbe dimesso nel giro di un mese. Giusto il tempo di approvare le solite fondamentali riforme per il futuro dell’isola. Erano i giorni di fuoco in cui si discuteva della presunta intercettazione telefonica pubblicata sull’Espresso tra lo stesso Crocetta e il medico Matteo Tutino, in cui quest’ultimo proferiva parole inaccettabili contro l’ex assessore regionale Lucia Borsellino. L’esistenza della suddetta telefonata non fu confermata da nessuna Procura e nel giro di qualche giorno si passò dallo sdegno contro il presidente della Regione all’indignazione contro chi aveva messo in giro quell’intercettazione. La sensazione generale era comunque che Crocetta volesse davvero chiudere in anticipo la sua esperienza amministrativa, prendendo atto di una situazione ormai ingestibile. A dire il vero, qualche giorno dopo l’intervista al Corsera, il presidente della Regione fece capire di aver cambiato nuovamente idea e di voler provare ad andare avanti fino alla fine della legislatura. A distanza di due mesi da quelle vicende, l’impressione è che l’ex sindaco di Gela sarebbe ormai disposto ad allearsi con chiunque pur di non cedere il timone del governo. Si spiega così l’apertura al Nuovo Centro Destra, che naturalmente viene giustificata con la necessità di approvare le riforme sopra citate. “E del resto, il Pd è alleato con il partito di Angelino Alfano anche a Roma”, osserverà qualcuno. E’ vero. Ma ricordiamo anche che fino a qualche mese fa il coordinatore regionale del Ncd Francesco Cascio definiva Crocetta “un folle che va fermato al più presto” e che numerosi erano stati gli scontri tra il presidente e il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione, peraltro noto alle cronache più per le indagini sul suo conto a proposito del Cara di Mineo che per provvedimenti utili al settore di cui, teoricamente, dovrebbe occuparsi. All’orizzonte si profila un nuovo rimpasto, accompagnato dalle solite dichiarazioni di circostanza. Nel frattempo, tra quanti avevano stimato sinceramente Crocetta, ogni giorno cresce la convinzione che il suo principale delitto politico non sia stato né il voltafaccia sul Muos, né l’isolamento di Lucia Borsellino: ma aver portato molti siciliani a pensare che con Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo le cose andassero meglio. Una considerazione assolutamente non condivisibile, ma che si sta facendo purtroppo strada in tanti ambienti. Quel che è certo, è che nemmeno nel peggiore dei nostri incubi avremmo potuto immaginare un epilogo del genere.