Mai come in campagna elettorale ci ritroviamo sommersi dalle parole. Talvolta le leggiamo e le ascoltiamo con attenzione, altre volte ce le lasciamo scivolare addosso come refoli di vento. In questi giorni ne abbiamo ascoltate tante, dimenticandone spesso il valore. La libertà di manifestazione del pensiero ha un ruolo così importante negli ordinamenti democratici che ne troviamo tracce ben precise nelle Convenzioni sui Diritti dell’Uomo e nelle Costituzioni. Quella italiana le riserva un articolo, il 21, che, non a caso, è tra i più citati tra chi si occupa di informazione. Ed è proprio il valore prezioso della parola che dovrebbe farci riflettere sul suo utilizzo. Ricordando che nel nome della libertà di espressione si continua a morire nel mondo. E che c’è differenza tra parole e chiacchiere. L’impressione è che in questi giorni le seconde abbiano avuto la meglio sulle prime. Tutto ciò, naturalmente, non alimenta la qualità del dibattito, rendendolo sempre più simile a uno scontro tra tifoserie, in cui il valore della parola e l’amore per la verità finiscono confinati in spazi sempre più angusti. In uno scenario del genere, per i cittadini diventa difficile scegliere il progetto politico più valido o quello più utile alla comunità. Con il rischio che i candidati possano scoprire, a urne chiuse, che le proprie strategie si sono rivelate un clamoroso boomerang, finendo per alimentare l’astensionismo, che in queste amministrative – com’è successo recentemente persino in Emilia Romagna – rischia di raggiungere percentuali da record. Ci auguriamo quindi che in quel che resta di questa campagna elettorale, i candidati ricordino il vero valore delle parole e che possano usarle con cura. Il passaggio successivo, chiaramente, arriverà con l’insediamento della prossima amministrazione e del nuovo Consiglio comunale. A quel punto le parole, pur continuando ad essere importanti, dovranno lasciare spazio ai fatti. Ed è su questo che si concentreranno le maggiori aspettative da parte dei cittadini.