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Omicidio Amatuzzo, la Corte d’Appello conferma l’ergastolo per Ernesto Favara

E’ stata confermata nella giornata di oggi lunedì 17 marzo dalla Corte d’Assise d’Appello la condanna all’ergastolo per il 65enne ex pescatore di Selinunte Ernesto Favara, accusato dell’omicidio della moglie Maria Amatuzzo.

L’episodio si svolse la vigilia del Natale del 2022

La donna, una ventinovenne palermitana, fu uccisa con 28 coltellate inferte in varie parti del corpo nell’abitazione di Marinella di Selinunte che fino a poco tempo prima aveva condiviso con il marito.

La sentenza è stata emessa dopo gli interventi dei legali di parte civile e difesa. Nel processo si sono costituiti parte civile i familiari di Maria Amatuzzo, rappresentati dagli avvocati Vito Daniele Cimiotta e Francesca Di Matteo (il primo legale per il padre, Matteo Amatuzzo, la sorella Veronica e lo zio della vittima, la seconda per la madre, Loredana Maggio), e le associazioni “Demetra” e “Casa di Venere”, rappresentate dalle avvocate Marilena Messina e Roberta Anselmi. Legale dell’imputato è, invece, l’avvocato Margherita Barraco.

La vicenda processuale

Il processo di primo grado, che si era svolto davanti la Corte d’Assise di Trapani, si concluso il 22 luglio dello scorso anno con la condanna del Favara alla pena dell’ergastolo.

La Corte aveva escluso la sola aggravante dei “motivi abietti e futili”, ma ha confermato la premeditazione. Il “fine pena mai” era stato invocato dal pm della Procura di Marsala Stefania Tredici.

La cronaca

Subito dopo il delitto, Favara venne arrestato dai carabinieri, per strada, vicino casa, mentre aveva ancora in mano il coltello sporco di sangue. Maria Amatuzzo, qualche mese prima di essere uccisa, aveva lasciato il marito (attualmente sotto processo, in Tribunale, a Marsala, anche per maltrattamenti familiari) ed era andata a vivere con un altro uomo.

La vigilia di Natale 2022, la vittima sarebbe stata attirata dal Favara nell’abitazione di Marinella di Selinunte con un pretesto (“Vieni a prenderti il cappotto, io non sarò a casa”), ma quando entrò nel garage venne subito accoltellata. Dall’autopsia è emerso che i fendenti sarebbero stati 28, inferti in varie parti del corpo.

“A nome del padre e dei familiari della vittima – ha commentato l’avvocato Vito Cimiotta – esprimo soddisfazione per l’esito del giudizio di secondo grado. La corte ha confermato la sentenza di primo grado in toto, confermando l’ergastolo nei confronti dell’omicida. Oggi è stata ancora una volta fatta giustizia”.

redazione

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