Categorie: AntimafiaIniziativeMazara

Da Mazara un inno alla legalità, sulle orme di Paolo Borsellino. Parlano i procuratori Asaro e Vella

Paolo Borsellino è un esempio inarrivabile. Di lui mi ha sempre colpito la sua consapevolezza. Sapeva che era arrivato il suo momento. Eppure è rimasto al suo posto”. Con queste parole il mazarese Salvatore Vella, procuratore della Repubblica di Gela, descrive la figura del magistrato ucciso dalla mafia nel 1992 nel corso dell’incontro titolato “L’Attualità del pensiero di Paolo Borsellino: società, legge e territorio”, svoltosi venerdì al seminario vescovile di Mazara del Vallo. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto comprensivo Borsellino-Ajello in collaborazione con il Comitato “Il Duemila” e con il patrocinio della Diocesi, del Comune, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Marsala e delle Camere penale e civile di Marsala. A moderare l’incontro il giornalista Ettore Bruno che ha dialogato proprio con Salvatore Vella e con Fernando Asaro, procuratore della Repubblica di Marsala. Dopo l’introduzione a cura della dirigente del “Borsellino-Ajello”, Eleonora Pipitone, è stata la volta dei saluti del Vescovo di Mazara del Vallo, mons. Angelo Giurdanella e del sindaco di Mazara, Salvatore Quinci e di Marilena Messina, delegato del consiglio dell’ordine degli avvocati di Marsala. Poi si è passati alle riflessioni dei due procuratori, Asaro ha ricordato la stagione delle stragi.

E proprio nel 1992, poco dopo la strage di via D’Amelio, Asaro entrò in magistratura. L’eredità più importante è certamente quella di un servitore dello Stato, che prima ancora di essere magistrato e averci insegnato come essere magistrati, è stato un uomo che ha messo le sue doti anche professionali al servizio della collettività, dell’interesse generale, del bene comune. Per quei tempi è stato un rivoluzionario”. “In una realtà particolarmente omertosa come quella siciliana – ci ha spiegato ancora Asaro –, compreso anche il circondario di Marsala, è riuscito a far pronunciare la parola mafia, la parola cosa nostra, sia all’interno che all’esterno dei Palazzi di Giustizia. Lì dove prima vi era un viottolo della legalità, quasi una strada di campagna, è riuscito a costruire quella che oggi percorriamo, l’autostrada della legalità. Noi abbiamo il dovere di percorrerla e svolgere un’adeguata manutenzione”.

Salvatore Vella ha invece tracciato un ritratto del magistrato: “Di Borsellino resta un ricordo indelebile in tutti noi, il coraggio di un magistrato sapiente e lo hanno dimostrato i risultati positivi del maxi-processo che istruì insieme a Falcone. Riusciva a creare gruppo, lo ha dimostrato conducendo la Procura di Marsala. Ma ciò che resta indelebile sono quei 57 giorni tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio. Giorni in cui Paolo Borsellino decide di restare al suo posto, nonostante la quasi certezza che il suo destino era segnato. Questo ci racconta tanto di come si può affrontare ogni professione, in questo caso quella di magistrato, scegliendo di vivere con coraggio in quella Sicilia di inizio anni ’90 che tutti noi ricordiamo intrisa purtroppo di sangue ed esplosivi”. Quelle stragi smossero le coscienze dei siciliani e non solo. Il cambiamento culturale però richiede un impegno costante:Questi anni fortunatamente – prosegue Vella – non sono passati invano. La cosa nostra che sembrava onnipotente e che riusciva a squarciare le autostrade oggi non esiste più, è stata di gran lunga ridimensionata grazie agli arresti, grazie anche a una coscienza diversa dei siciliani e a un lavoro oculato svolto nelle scuole. Questo non vale in tutte le zone della Sicilia, però probabilmente vale per questa zona, per la Sicilia occidentale. Oggi non siamo la Calabria o altre zone d’Italia o della Sicilia. La guerra non è totalmente vinta, ma quella cosa nostra è stata ridimensionata”. Tra Mazara, dove fu pretore nel ’67, e Marsala, dove fu procuratore dal 1986, Borsellino ha mosso passi importanti per la sua carriera. E la sua storia e i suoi insegnamenti, ancora oggi, appartengono a ognuno di noi.

Luca Di Noto

Condividi