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Dal successo di “Nura” agli applausi del Premio Parodi, Cico Messina si racconta. VIDEO

Raffinato interprete e autore siciliano che riesce a plasmare le sonorità del Sud del Mondo, Cico Messina negli ultimi 4 anni ha pubblicato diversi inediti e videoclip, riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica nei suoi concerti e nell’ultima edizione del Premio ‘Andrea Parodi’ a Cagliari in onore del leader dei Tazenda.

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Quanto la tua terra, Mazara del Vallo, contaminata di suoni, sapori, Maghreb, città che era sosta nei viaggi verso la Spagna nell’XI secolo a.C., ha influenzato la tua musica.

Ancora devo trovare il modo per raccontare la ricchezza che la Sicilia, e Mazara in particolare, ha avuto negli anni dal periodo ellenico a quello arabo fino all’ispanico; riuscire a mettere tutto dentro a un progetto non è semplice; io c’ho provato in alcuni brani. Una camminata per Mazara restituisce qualcosa e questo cerco di inserirlo in qualche brano foss’anche attraverso un mandolino o una percussione più esotica.

Il tuo percorso musicale arriva da lontano, dagli anni pisani e dalla band Surando con cui hai sperimentato musiche contaminate. Come erano quegli anni di musica live.

Erano anni diversi. La Toscana è più preparata ad accogliere progetti live. Ho suonato al Flog di Firenze e all’ExWide di Pisa con il progetto vecchio con cui ho cominciato a muovere i primi passi. Nei locali tutt’oggi fare musica è importante, è un punto in cui la cultura riesce ancora ad arrivare. Oggi queste opportunità ci sono sempre meno, la vita degli esercenti diventa sempre più difficile, ma proprio per questo locali e sale concerti sono di vitale importanza per far sì che la musica cresca dal basso.

Poi è arrivata una band tutta tua che ha visto altresì l’innesto del piano di Sade Mangiaracina ed ha portato ad una serie di singoli e videoclip che su You Tube hanno raggiunto le oltre 60mila visualizzazioni. Primo fra tutti il brano Nura. Hai anche sperimentato l’elettronica…

Mi piace usare elettronica nei brani a vocazione acustica. Albarìa nasce con questa vocazione forte dell’elettronica per esigenza perché nel periodo del Covid, tra noi musicisti non potevamo incontrarci. Quindi c’è una forte componente di strumenti virtuali e quindi in studio abbiamo sopperito alla mancanza della strumentazione. Riconosco che Albarìa si distacca molto dalla mia produzione originale che godevano prevalentemente di strumenti acustici.

Ti esprimi in varie lingue, lo spagnolo, il portoghese, ma sembra che tu stia trovando nel siciliano l’espressione maggiore della tua scrittura…

Per paura di perderlo ho cominciato a rimasticare il siciliano; la verità è che le lingue si evolvono, ma ho riconosciuto il potenziale enorme del siciliano, molto utile per le traduzioni passive. Essendo una lingua che si stacca dal latino al pari dell’italiano, si avvicina molto alle lingue ispaniche, lusofone; in Spagna o in Portogallo è più facile avere come riferimento il siciliano per le traduzioni perchè ci sono tante somiglianze. Ma non disdegno di cantare in italiano o fare degli inserti in lingua portoghese mischiandola a quella siciliana, cerco di confondere l’ascoltare, è un gioco. 

ASCOLTA CLEO AL PREMIO ‘ANDREA PARODI’

Di recente al Premio Andrea Parodi, uno dei massimi concorsi di musica world, hai ottenuto un riconoscimento per la miglior cover e sei stato il più votato dagli altri artisti in gara. Che esperienza è stata?

È stata una bellissima esperienza, ho riconosciuto in questo festival il tentativo di dare spazio a una proposta a cui non si dà molto spazio in Italia. Ero molto piccolo quando Parodi partecipò con i Tazenda al Festival di Sanremo, non sapevo cosa fosse all’epoca la World Music ma quei suoni esotici, queste influenze ancestrali mi avevano incuriosito. Stare in un contesto in cui questo tipo di musica viene valorizzato e capito, anche criticato, è stato bello per confrontarmi con altri concorrenti. La soddisfazione più grande per me è stata quella di poter cantare davanti a gente che lo conosceva molto bene un suo brano, è un’emozione che sento ancora viva.

Puoi vantare varie collaborazioni, con I Musicanti di Gregorio Caimi, con Fabrizio Mocata che è in nomination per un Latin Grammy e adesso con i Sinedades. Dove ti porterà la tua musica?

Non mi sono fermato in 4 anni. Ho sentito tanto affetto intorno a me ma ora ho voglia di concentrarmi sulla scrittura. Sono passati 5 anni dal primo brano e sono cambiato. C’è l’idea di fare un album e nel frattempo ci saranno live. Sono uscite due partecipazioni, una con i Sinedades per un progetto che ha una visione romantica della vita e della connessione tra umanità e natura. Con I Musicanti ho cantato un brano di Battiato. Fabrizio Mocata per me è un fratello, con lui ho pubblicato il brano Joca. Lui è un talento incredibile, è di Mazara come me e io sono felicissimo per lui.

redazione

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