Categorie: AperturaApertura homeGiudiziariaMarsalaScuola

Il caso della “classe ghetto” a Marsala: il Tribunale giudica inammissibile la sanzione disciplinare all’insegnante Elvira Inguì

Il Tribunale del lavoro di Marsala ha disposto l’annullamento della sanzione che era stata emessa nei confronti dell’insegnante Elvira Inguì. I fatti si riferiscono al periodo in cui la docente era in servizio al plesso “Asta” di Marsala, quando fu raggiunta da una sanzione disciplinare (sospensione del servizio e della retribuzione per 15 giorni) dopo che il fratello Salvatore – nelle vesti di direttore dell’Ufficio di Servizio Sociale per i minorenni – aveva denunciato la presenza di una classe “ghetto” all’interno dell’istituto, nel corso di un’audizione presso la Commissione Antimafia della Regione Siciliana. In particolare, era stata evidenziata la spiacevole situazione di una prima classe, formata da 22 alunni, in cui erano confluiti ragazzi accomunati da un vissuto familiare difficile, con genitori gravati da pregiudizi penali a loro carico. Della situazione la docente Elvira Inguì ne aveva avuto informalmente notizia da una collega qualche tempo prima e, alla luce delle lamentele di alcuni genitori, ne aveva parlato con la dirigente dell’istituto comprensivo “Sturzo-Asta”, evidenziando la sussistenza di situazioni di particolare rischio di disagio educativo e formativo per i minori della classe in questione. Inoltre, aveva chiesto al fratello informazioni a proposito dei ragazzi di quella classe, tenuto conto che alcuni tra loro frequentavano il Centro Sociale Comunale di Sappusi.

Ritenendo ingiusto il provvedimento adottato dall’Ufficio Scolastico Regionale nei suoi confronti, Elvira Inguì – rappresentata dall’avvocato Dario Safina – ha presentato istanza di ricorso al Tribunale del Lavoro di Marsala. Dopo aver esaminato i fatti, il giudice Francesco Giardina ha riconosciuto la correttezza dell’operato di Elvira Inguì e la conformità della sua condotta ai doveri inerenti alla funzione svolta. Alla luce di ciò, ha decretato inammissibile e infondata la sanzione disciplinare, condannando il Ministero dell’Istruzione a restituire la retribuzione sospesa e a un risarcimento del 50% per quanto riguarda le spese legali.

redazione

Condividi