Alla fine ha prevalso la ragionevolezza e Gennaro Sangiuliano ha rassegnato le proprie irrevocabili dimissioni dalla carica di Ministro della Cultura. Dopo giornate segnate da crescenti imbarazzi per il governo Meloni, evidentemente si è scelto di tentare di porre fine all’escalation di ricostruzioni e retroscena sull’affaire Boccia, che al di là della liason tra l’ormai ex Ministro e l’imprenditrice originaria di Pompei, è diventato un vero e proprio caso politico, suscitando anche le attenzioni della Corte dei Conti che intende vederci chiaro sulla vicenda.
“Dopo aver a lungo meditato, in giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni da Ministro della Cultura”, scrive Sangiuliano nella lettera ufficiale consegnata alla presidente Meloni, a cui rivolge i propri ringraziamenti per averlo difeso con decisione e per l’affetto dimostrato, oltre che per aver respinto la prima richiesta di dimissioni, stavolta definite “necessarie”. Dopo aver ricordato i risultati raggiunti dal suo Ministero in questi due anni, Sangiuliano afferma di essersi attirato “molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema, ricercando più efficienza e meno sprechi”. “Questo lavoro – prosegue l’ex direttore del Tg2 – non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare”. Poi torna a dire che “mai un euro del Ministero è stato speso per attività improprie” e preannuncia che andrà fino in fondo “per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi”.
Il nuovo titolare del Dicastero della Cultura sarà Alessandro Giuli. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha a sua volta firmato il decreto con il quale vengono accettate le dimissioni rassegnate da Gennaro Sangiuliano e nominato il suo successore. Giornalista, con una militanza giovanile nell’estrema destra, Giuli da quasi due anni ricopre l’incarico di presidente della fondazione MAXXI.
“Ringrazio sinceramente Gennaro Sangiuliano, una persona capace e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto finora, che ha permesso al Governo italiano di conseguire importanti risultati di rilancio e valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano, anche fuori dai confini nazionali”. Lo scrive la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Ho preso atto delle dimissioni irrevocabili di Sangiuliano e ho proposto al Presidente della Repubblica di nominare Alessandro Giuli, attualmente Presidente della Fondazione MAXXI, nuovo Ministro della Cultura”, ha aggiunto la premier, secondo la quale Giuli “proseguirà l’azione di rilancio della cultura nazionale, consolidando quella discontinuità rispetto al passato che gli italiani ci hanno chiesto e che abbiamo avviato dal nostro insediamento ad oggi”.
Decisamente diversi i torni delle opposizioni sulla vicenda. La capogruppo democratica nella commissione cultura della Camera, Irene Manzi commenta così: “Un sottosegretario costretto a dimettersi per una vicenda torbida legata ad attività incompatibili con il suo ruolo, un ministro al centro di uno scandalo per l’uso disinvolto e privatistico delle istituzioni. Ci auguriamo che il successore indicato da Meloni sia all’altezza di guidare uno dei ministeri più importanti del paese. Con Sangiuliano abbiamo assistito solo a fallimentari tentativi di imporre un pensiero unico e all’occupazione politica dei luoghi della cultura. Con le dimissioni di Sangiuliano finisce un periodo triste per la cultura italiana che è stata relegata a grancassa del governo come dimostrano ancora oggi le parole di Sangiuliano nella sua lettera di dimissioni che è zeppa di rancore e falsità”.