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Scuola: “Fa troppo caldo, si riapra a ottobre”. La proposta dei prof che fa arrabbiare i genitori, ma i medici sono d’accordo

Tornare in classe a ottobre anziché a settembre. Non è una boutade, ma la proposta lanciata da diverse associazioni di docenti e sindacati che chiedono al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di rivedere, al rialzo, il calendario scolastico prolungando ulteriormente la pausa estiva in scuole che spesso gelano d’inverno e bollono d’estate perché non attrezzate, tra termosifoni spenti e ventilatori o condizionati che mancano, a far fronte al caldo/freddo, figuriamoci a stagioni estreme.

Proposta-incubo, però, per i genitori che, se lavoratori, esauriscono ben prima del rientro ordinario le ferie e sono comunque schiacciati dai costi spesso insostenibili dei centri estivi, dei campus e delle vacanze-studio. Non è una posizione isolata la loro. Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, è tra i principali sostenitori di questa proposta: “Con questa afa è assurdo iniziare le lezioni entro metà settembre, meglio ottobre. Ci vuole buon senso e lungimiranza. Anche i cicli produttivi devono cambiare e la pubblica amministrazione deve avviare questi cambiamenti secondo il clima”, ha dichiarato Pacifico.

Prima dei “però”, che non sia una idea campata in aria lo dimostra il parere favorevole della Società italiana di medicina ambientale che propone aperture differenziate tra Nord e Sud: “Lo scorso anno si sono registrati mancamenti e malori tra gli studenti specie del sud Italia in tutto il mese di settembre, dovuti al caldo eccessivo nelle aule – spiega il presidente Alessandro Miani – Il fenomeno delle ondate di calore sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, con possibilità del protrarsi di temperature fino a 36 gradi centigradi fino al mese di ottobre, non può essere trascurato o peggio ignorato. Bisogna fare i conti con la realtà e ad oggi il buon senso suggerirebbe di lasciare chiuse le scuole al sud-Italia fino all’equinozio di autunno, che cade tra il 21 e il 23 settembre, allo scopo di tutelare il benessere psico-fisico degli alunni”.

Le ragioni dei contrari però non sono poche. Nessuna famiglia va in vacanza tre mesi l’anno, figuriamoci quattro. Anzi, assieme a Lettonia e Malta, l’Italia ha già una delle pause estive più lunghe d’Europa. Per questo, davanti alla proposta di allungare ulteriormente le vacanze, i genitori si sono infuriati. Ci sono diversi motivi, e tutti validi: nessuno ha ferie così lunghe, i costi dei centri estivi (o delle vacanze stesse) o delle baby sitter sono sempre più elevati, non tutti possono contare sui nonni o sul famoso “villaggio” in cui crescere i figli e conciliare il lavoro e la famiglia crea difficoltà a volte enormi e acuisce le disparità sociali.

In primavera una petizione lanciata dall’organizzazione WeWorld e dal duo Mammadimerda ha raccolto più di 60mila firme per chiedere di rimodulare il calendario scolastico italiano. Ma in senso inverso. “La lunghissima pausa scolastica moltiplica le disuguaglianze, favorisce la perdita di competenze cognitive e relazionali di bambine, bambini e adolescenti e scoraggia la conciliazione di vita-lavoro per tanti genitori costretti a destreggiarsi tra campi estivi costosissimi e mancanza di alternative a prezzi ridotti”, scrivono i genitori. Che alle istituzioni chiedono piuttosto di aprire le scuole anche nei mesi di giugno e luglio con attività extra-scolastiche, rimodulando le altre pause durante l’anno, sul modello del resto d’Europa.

Contrario pure il Codacons: “La proposta rappresenterebbe – se attuata – la mazzata finale per le famiglie. Di idee strampalate se ne ascoltano tante, ma quella di prolungare la pausa estiva in un Paese che ha già le più lunghe ferie scolastiche tra i principali Paesi europei, e senza neanche l’ombra di soluzioni per i genitori che devono tornare al lavoro, è davvero una proposta campate per aria e irricevibile”, dichiara il presidente Carlo Rienzi.

redazione

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