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Chiacchiere da bar

Le Olimpiadi stanno monopolizzando l’attenzione della stampa, tanto che quello che combina o non combina il nostro Governo più che in secondo piano è passato in terzo. Poco importa se Mattarella si trova da più di un mese tra le mani un disegno di legge da promulgare sull’abrogazione d’ufficio e un lodo Toti che odora tanto di ritorno al passato berlusconiano. Persino le bombe a Gaza o a Kiev vengono dopo una medaglia d’oro. Vuoi mettere. Chi fa informazione oggi, sa benissimo quanto sia importante essere veloci, arrivare prima degli altri, ma un giornalista sa che prima ancora è importante la veridicità di una notizia, la correttezza. Ed ecco che una puglile, l’algerina Imane Khelif desta scalpore: “Una trans sul ring!”, “Un uomo che combatte contro le donne”.

Poi qualcuno di buon senso scava a fondo, ma poi non tanto, e scopre che nulla c’è di vero. Imane è una donna a tutti gli effetti, produce più ormoni, come può accadere a tante donne e deve fare una cura per far rientrare i valori nella norma. Questo ha valutato il Comitato Olimpico per ammetterla nella categoria donne di pugilato. O si presume. Per fugare ogni dubbio qualcuno chiede la ‘verifica genitale’, chiamiamola così. Basterebbe solo rendere più trasparenti le schede degli atleti, ovviamente cercando di rispettare anche la loro privacy. Non c’è nessun problema etico, in realtà, nella vicenda di Imane o della sua sfidante Lin Yu Ting, con buona pace dei cromosomi XY. Il problema etico sorgerebbe, semmai, con gli atleti che hanno compiuto o meno una transizione, ovvero un cambio di sesso. Non sta a noi giudicare, al di là di tutti i diritti che possiamo rivendicare, purtroppo. La scienza ci ha sempre messo una grande toppa quando si è parlato di aborto e di eutanasia e potrebbe farlo pure quando gli atleti transessuali si approcceranno alle gare ufficiali. Questione non solo di cromosomi o di peso, ma di massa, di muscoli, di struttura fisica. I nodi stanno venendo al pettine e non siamo pronti ad affrontarli. D’altronde siamo quelli che devono misurare attentamente i termini al femminile per ribadire i propri diritti, quelli che ogni santo giorno affermano quanto sia necessaria una cultura al rispetto delle donne. Alle Paralimpiadi che inizieranno il 28 agosto prossimo, Valentina Petrillo gareggerà alle competizioni di atletica leggera nel gruppo ipovedenti. Valentina è nata uomo e nel 2019 ha iniziato un percorso verso l’affermazione del genere femminile. Sono tante le controversie tra le atlete che già la vedono al centro, ma a livello mediatico tutto è abbastanza sottaciuto. Cosa faranno adesso i media e il Governo con Valentina? Un fango mediatico come per Imane? Lo diciamo subito: il fatto di essere ipovedente non è una scusa. Chissà ancora quante chiacchiere da bar… 

Claudia Marchetti

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