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Zes unica: credito d’imposta tagliato anche per la Zona Economica Speciale trapanese. CNA: “Oltre il danno la beffa”

Non solo il danno subito dalle piccole e medie imprese, tagliate fuori dalla Zes Unica a causa dell’investimento minimo di 200 mila euro richiesto per beneficiare delle agevolazioni, anche le altre aziende sono state beffate. È un commento amarissimo – quello del Presidente e del Segretario di CNA Trapani, Giuseppe Orlando e Francesco Cicala – al contenuto della circolare dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 22 luglio, in cui è stabilito che il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali nella Zona Economica Speciale delle regioni meridionali sarà drasticamente ridotto: nel dettaglio, in Sicilia, la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile crolla vertiginosamente dal 60% al 10,60%.

Della ZES ne fa parte anche la Sicilia Occidentale ed alcune città trapanesi, come il capoluogo, Marsala, Calatafimi Segesta, Custonaci, Mazara del Vallo, Salemi, Santa Ninfa. “Una vera e propria mazzata per i nostri imprenditori che – dicono i vertici di CNA Trapani facendosi portavoce dei loro associati – ampiamente illusi sull’efficacia del provvedimento sin dal 2021, dal governo regionale Musumeci, e poi dal governo nazionale Meloni, dopo anni di promesse si ritrovano ad essere vittime di un vero e proprio bluff. Ed è chiarissimo che molti di coloro che hanno presentato la richiesta di credito di imposta saranno ora disincentivati dal fare investimenti non ammortizzati dallo Stato”.

La Cna di Trapani sottolinea che l’iniziativa della ZES unica per il Mezzogiorno, introdotta con il decreto-legge del 19 settembre 2023, n. 124, convertito con modificazioni dalla legge del 13 novembre 2023, n. 162, aveva suscitato speranze e aspettative significative tra gli imprenditori del Sud. La promessa di un contributo sotto forma di credito d’imposta per gli investimenti destinati a strutture produttive nelle ZES avrebbe dovuto rappresentare un importante stimolo per l’economia della nostra regione. Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate ha però rivelato una realtà ben diversa. A fronte di richieste per un totale di 9 miliardi euro circa di crediti d’imposta, le risorse disponibili ammontano a soli 1,6 miliardi di euro circa. Questa sproporzione ha portato alla determinazione della percentuale del credito d’imposta fruibile del 10,60%, una cifra che delude profondamente le aspettative delle piccole e medie realtà imprenditoriali che contavano su un sostegno finanziario adeguato.

“Le nostre imprese si vedono così per l’ennesima volta costrette a restare un passo indietro, meno competitive rispetto a quelle del nord Italia, o peggio ai grandi colossi, i grandi gruppi imprenditoriali, favoriti anche dalle nuove misure del PNRR. Non a caso avevamo espresso sin da subito forti perplessità sull’adozione dello strumento del credito d’imposta della Zes Unica a causa della contestuale abolizione del credito d’imposta per il Mezzogiorno che aveva, fino all’anno scorso, garantito investimenti costanti e virtuosi da parte delle Pmi del Sud Italia”. “Il modello attuale- concludono Orlando e Cicala- basato su una disponibilità di fondi che non corrisponde alle esigenze reali del territorio, rischia di vanificare gli sforzi per promuovere lo sviluppo economico del Sud Italia. È assolutamente necessario che la dotazione finanziaria della misura venga implementata. Il secondo passo deve poi essere l’adozione di nuovi meccanismi di allocazione delle risorse, che non escludano le micro e medie imprese colonna portante della nostra economia, affinché gli interventi futuri siano realmente efficaci e in grado di sostenere realmente lo sviluppo del Sud Italia”.

redazione

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