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Marettimo, un orto botanico naturale

Emerge dal blu imponente, forte e maestosa, con il suo profilo aspro ma lussureggiante. Marettimo non è nota solo per le infinite sfumature delle sue acque, ma è anche apprezzata per essere ricca di flora e fauna. L’isola si è staccata dal resto della Sicilia circa 600.000 anni fa, in un’epoca antecedente rispetto alle altre. Non è un dettaglio da poco: grazie a questa separazione, Marettimo ha sviluppato nel tempo una flora e una fauna in parte unica, caratterizzata da una forte endemicità: ci sono infatti diverse specie esclusive dell’isola, alle quali se ne aggiungono altre molto rare anche sul restante territorio siciliano. Sono più di 600 le specie riconosciute che sono state individuate sull’isola. Di queste, 26 sono endemiche della flora italiana e 8 sono caratteristica esclusiva dell’isola. Tre le piante endemiche, ricordiamo il cavolo delle Egadi e la finocchiella di Boccone. Molto presente anche la tipica macchia mediterranea con il lentisco, cisto rosso, il timo, l’erica arborea, ma anche rosmarino, cineraria, vedovella cespugliosa e ruta sfrangiata. Marettimo insomma, con la sua prospera flora, è un vero e proprio orto botanico naturale, che fa da piacevole cornice alle passeggiate di chi ama esplorare i sentieri dell’isola. Il paesaggio di Marettimo è piuttosto aspro e montuoso: è formato da un sistema di vette che superano spesso i 400 metri di quota e che sono dominate da Pizzo Falcone che arriva a 686 m s.l.m. Sulla parte montuosa dell’isola si trovano i pini di Aleppo, diventati rifugio per uccelli come l’aquila del Bonelli, annoverata tra le specie protette. Tra gli uccelli presenti sull’isola, possiamo citare inoltre nibbio, l’airone, il barbagianni, il falco pellegrino e il gabbiano reale del Mediterraneo. Come le altre isole delle Egadi, Marettimo ha un ruolo importante anche per gli uccelli migratori, trovandosi in corrispondenza della rotta tra Europa e l’Africa. L’isola insomma custodisce un patrimonio naturale di notevole prestigio di cui tutti noi possiamo godere, ma che siamo chiamati allo stesso modo a tutelare.

Antonella Genna

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