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Ecomafie e reati ambientali, la Sicilia è seconda in Italia

Con 3.922 reati ambientali (+35% rispetto al 2022) la Sicilia occupa il secondo posto del rapporto Ecomafie di Legambiente dietro la Campania, che si conferma al primo posto della classifica con più illeciti ambientali: 4.952 reati, pari al 14% del totale nazionale. I dati si riferiscono al 2023. La Sicilia sale di una posizione e cede il terzo posto alla Puglia (3.643 illeciti penali, +19,2%), subito dopo la Calabria (2.912 reati, +31,4%). La Toscana sale dal settimo al quinto posto, seguita dal Lazio. Balza dal quindicesimo al settimo posto la Sardegna. Tra le regioni del Nord, la Lombardia è sempre prima.

A livello provinciale, Napoli torna al primo posto, a quota con 1.494 reati, seguita da Avellino (in forte crescita con 1.203 reati, pari al +72,9%) e Bari. Roma scende al quarto posto, con 867 illeciti penali, seguita da Salerno, Palermo, Foggia e Cosenza. La prima provincia del Nord è quella di Venezia, con 662 reati, che si colloca al nono posto ed entra nella classifica delle prime venti province per illegalità ambientale. Continua l’applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati che nel 2023 ha superato la quota 600, anche se registra un lieve calo rispetto all’anno precedente quando era stata contestata 637 volte. Un calo dovuto al calo dei controlli, passati da 1.559 a 1.405. Il delitto di inquinamento ambientale resta nel 2023 quello più contestato, 111 volte, portando a ben 210 denunce e 21 arresti. Altro dato riguarda i Comuni commissariati che sono attualmente 19.

“In questi tre decenni – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – il Rapporto Ecomafia è diventato sempre più un’operaomnia per analizzare i fenomeni criminali legati al business ambientale, grazie anche a contributi istituzionali di rilievo, come dimostra l’edizione 2024. Dalla nostra analisi, emerge però che c’è ancora molto da fare nel nostro Paese, dove continuano a mancare norme importanti, come quelle che dovrebbero semplificare gli abbattimenti degli ecomostri – assegnando ad esempio ai prefetti l’esecuzione delle ordinanze di demolizione mai eseguite nei decenni passati -, l’inserimento nel Codice penale dei delitti commessi dalle agromafie oppure l’approvazione dei decreti attuativi della legge istitutiva del Snpa per rendere più efficaci i controlli pubblici delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente. Dal governo Meloni ci aspettiamo un segnale di discontinuità. Serve approvare quanto prima le riforme necessarie per rafforzare le attività di prevenzione e di controllo. Ne gioverebbero molto la salute delle persone, degli ecosistemi, della biodiversità e quella delle imprese sane che continuano ad essere minacciate dalla concorrenza sleale praticata da ecofurbi, ecocriminali ed ecomafiosi”.

“La voce più pesante dell’illegalità, legata al ciclo del cemento, come denunciamo ogni anno con forza, – aggiunge Enrico Fontana, responsabile osservatorio Ambiente e Legalità – è quella dovuta alla miriade di abusi edilizi che viene realizzata nel nostro Paese. Con il decreto ‘Salva casa’, contro il quale Legambiente ha presentato una serie di emendamenti, si corre il rischio di alimentare nuovi abusi. Ma deve preoccupare molto anche la crescita dei reati nella gestione dei rifiuti, con pratiche illegali che minacciano l’economia circolare. Così come seguiremo con attenzione quanto sta accadendo nella raccolta dei Raee (i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), dove diminuisce la quantità di quelli avviati al riciclo e aumentano le esportazioni illegali, verso Asia e Africa. Manterremo sotto osservazione il mercato illecito degli F-gas, i gas refrigeranti, che vede l’Italia tra i paesi più esposti”.  

(foto di archivio)

redazione

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