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Addio a Lucio Zinna, poeta e saggista mazarese

E se n’è andato pure Lucio Zinna, forse davvero l’ultimo protagonista di una stagione culturale vivace e irripetibile, e proprio per questo ormai consegnata all’oblio e alla memoria di quei pochi testimoni che l’hanno attraversata. Si è spento a 87 anni a Bagheria in cui si era ritirato dal 2008, dopo aver vissuto per tanti anni a Palermo, dove si era trasferito ventenne dalla natìa Mazara del Vallo.

In più di mezzo secolo di attività letteraria e di “isolitudine” – è stato coniato proprio dal poeta e saggista mazarese questo termine (poi ripreso e sdoganato da Bufalino), come hanno giustamente puntualizzato in queste ore alcuni osservatori nel ricordarne la figura – Zinna ha pubblicato varie raccolte di versi, saggi critici e pagine narrative tra cui il romanzo Come un sogno incredibile/Il caso Nievo (Giardini, Pisa, 1980). Ma Lucio Zinna è stato anche fin dagli anni ‘60 un instancabile operatore culturale, oltre che il principale animatore della rivista «Arenaria», un punto di riferimento per tanti autori e intellettuali siciliani tra gli anni ’80 e gli anni ’90, e il curatore dell’annessa collana di collettivi di letteratura «Quaderni di Arenaria». Zinna è stato tra i partecipanti più assidui – assieme a Irene Marusso, Antonino Contiliano, Giacomo Cuttone, Gianni Diecidue, Piero Di Giorgi, Giovanni Lombardo e tanti altri poeti, scrittori e artisti della provincia trapanese – agli “Incontri tra i popoli del Mediterraneo”, organizzati a Mazara da Rolando Certa tra il 1979 e il 1986.

Tanti i suoi titoli di poesia: Il filobus dei giorni (Organizzazione Editoriale, Palermo, 1964), Un rapido celiare (Quaderni del cormorano, Palermo, 1974), Sàgana (Il punto, Crotone, 1976), Abbandonare Troia (Forum, Forlì, 1986), Bonsai (I.L.A Palma, Palermo, 1989), Sàgana e dopo (Cultura Duemila, Ragusa, 1991), La casarca (La Centona, Palermo, 1992), La porcellana più fine (Sciascia, Caltanissetta, 2002); Poesie a mezz’aria (LietoColle, Faloppio, 2009), Stramenia, (L’Arca Felice, Salerno, 2010). Una selezione della sua produzione poetica è riunita nella raccolta antologica Il verso di vivere, poesie 1955-1994 (Caramanica, Marina di Minturno, 1994).

La produzione saggistica, molto copiosa e prevalentemente dedicata al Novecento siciliano, è in parte confluita nel volume La parola e l’isola – Opere e figure del Novecento letterario siciliano (ISSPE – Istituto Siciliano di Studi Politici ed Economici, Palermo, 2007). Mentre una delle ricognizioni più dettagliate delle opere di Lucio Zinna “nella lettura della critica” rimane quella di Salvatore Mugno, contenuta nel volume 𝘕𝘰𝘷𝘦𝘤𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘵𝘳𝘢𝘱𝘢𝘯𝘦𝘴𝘦. 𝘐𝘯𝘵𝘦𝘨𝘳𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘰𝘧𝘰𝘯𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪 (ancora ISSPE, Palermo, 2006).

Saggista colto e raffinato, ma soprattutto un continuo esploratore di continenti linguistici mai del tutto conclusi, nelle sue prove poetiche più tipiche Lucio Zinna riesce sempre a far coesistere nell’eleganza del dettato affabilità e ironia, movente lirico e disincanto, impegno civile e registro giocoso. Come in alcuni bellissimi versi di Abbandonare Troia, forse la sua raccolta di poesia più matura ed esemplare, che all’indomani della morte fisica del poeta suonano quasi come parole testamentarie: “M’affratello ai clandestini della parola / ai tossicopoesiomani ai liricodipendenti / agli indifesi in più piaghe temuti dal potere / mentalmente perquisiti destinati a campi / di deconcentrazione // È canapa indiana la parola e cresce / in terra di libertà parola trasmutata / risignifìcata — vena musica fionda — era / in principio // sarà anche alla fine”.

Francesco Vinci

Francesco Vinci

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Tags: Lucio Zinna