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Cala Minnola, uno degli angoli più famosi di Levanzo

Partendo dal centro del piccolo paese di Levanzo una tranquilla passeggiata di circa 20 minuti verso sud-est, di facile percorrenza per grandi e piccoli, vi porterà alla scoperta di Cala Minnola, uno degli angoli più famosi dell’isola. Quasi leggendarie le sue acque cristalline, le sfumature di colore, la quantità di pesci che si aggirano indisturbati: ognuno di questi elementi contribuisce a creare e preservare un’ambiente naturale di grande bellezza che rende la visita un’esperienza unica a tu per tu con la natura.

La cala ha anche il vantaggio di godere di una pineta adiacente che permette ai bagnanti di trovare un po’ di riparo durante le ore più calde della giornata e una frescura che solo i pini sanno regalare.

Ma Cala Minnola non è solo mare, cielo e verde. Al largo, tra i 27 e i 30 metri di profondità, si trova un itinerario archeologico subacqueo che mette in mostra il relitto di una nave oneraria romana affondata nella prima metà del I secolo a.C. Nella zona sono state rivenute anche una cinquantina di anfore, per la maggior parte adibite al trasporto di vino, vasellame di vario tipo e perfino oggetti sacri. Gli studi fanno ipotizzare che si tratti di una nave che potrebbe essere partita dal Lazio meridionale e che è affondata là dove si trova tutt’ora.

L’ipotesi più accreditata è quella di possibili scambi commerciali con la zona. In quest’area infatti sono state rinvenute le tracce di un antico stabilimento per lavorazione del garum, la salsa a base di pesce e interiora di cui i romani erano ghiotti. Non è escluso pertanto che le anfore che arrivavano colme di vino, una volta depositato il carico, affrontassero il viaggio di ritorno piene di questo cibo.

Gli scavi subacquei hanno permesso di identificare su una delle anfore la dicitura “Papia”, nome che riporta ad un’influente famiglia romana della Campania settentrionale che commerciava proprio vino. In particolare, potrebbe citare a una donna di spicco della famiglia: Papia Termia, vissuta proprio in quel periodo.

Antonella Genna

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