BRUXELLESS – Fino a domenica 9 giugno, i cittadini dei 27 Stati membri sono chiamati a rinnovare la legislatura del Parlamento europeo, con l’elezione dei suoi 720 eurodeputati. Il numero di parlamentari è assegnato ai singoli Paesi Ue secondo il principio della proporzionalità degressiva, per il quale il numero di membri viene stabilito in base alla popolazione del singolo Stato.
Il sistema elettorale è proporzionale ma alcuni dettagli sono lasciati ai singoli Stati membri. All’Italia spettano 76 eurodeputati. I trattati europei, come quello di Lisbona entrato in vigore nel 2009, hanno attribuito al Parlamento un ampio ventaglio di competenze, rafforzando il suo ruolo nel processo decisionale europeo.
Infatti, il Parlamento europeo agisce in qualità di colegislatore insieme al Consiglio europeo, condividendo il potere di adottare e modificare proposte legislative e di decidere sul bilancio dell’Ue. La sua attività include anche la vigilanza sull’operato della Commissione e la cooperazione con i parlamenti nazionali degli Stati membri. Le sedute plenarie, che si tengono una volta al mese a Strasburgo, rappresentano il culmine del lavoro svolto dalle 20 commissioni parlamentari e dai gruppi politici. Durante queste sessioni, vengono discusse e approvate le misure legislative più importanti, riflettendo il lungo e dettagliato lavoro preparatorio delle commissioni.
Negli anni, il Parlamento si è impegnato per porsi come difensore dei diritti umani fondamentali (“non solo per gli eurocittadini, ma per tutto”) nel mondo, intervenendo in numerose occasioni per promuovere la giustizia e la libertà a livello globale. L’importanza cruciale del Parlamento europeo risiede anche nel suo potere di approvare la designazione del prossimo presidente della Commissione europea, nominato in primo luogo dal Consiglio europeo con un voto a maggioranza qualificata. I capi di Stato e di governo si riuniranno a Bruxelles il 27 e 28 giugno per cercare un accordo. La persona designata dovrà poi essere approvata a maggioranza semplice dal Parlamento europeo, probabilmente già nella sua seduta di insediamento in programma dal 15 al 19 luglio oppure nella seconda sessione dal 16 al 19 settembre.
Dal 2014, i principali partiti europei hanno introdotto il sistema dello “Spitzenkandidat” (“candidato di punta” in tedesco), indicando un candidato per il ruolo di presidente della Commissione. Il gruppo politico che ottiene più voti al Parlamento europeo ha facoltà di nominare per l’esecutivo europeo il proprio Spitzenkandidat che però deve essere approvato al Consiglio europeo, dove i capi di Stato e di governo potrebbero proporre un altro nome, come successo nel 2019 con Ursula Von Der Leyen che non era la prima scelta del suo partito politico europeo, il Ppe, vincitore delle elezioni. Quest’anno la candidata del Partito popolare europeo è ancora l’attuale presidente, Ursula von der Leyen, che cerca la conferma al Berlaymont, l’edificio principale della Commissione europea. Se il Parlamento europeo dovesse bocciare la proposta del Consiglio europeo, questo deve proporre un altro nome.
Dopo essere stato eletto, il presidente della Commissione assegna i portafogli ai commissari indicati dagli Stati membri. L’intera Commissione deve poi ottenere l’approvazione del Parlamento e del Consiglio europeo, sempre a maggioranza qualificata. Ogni commissario Ue deve comparire nelle commissioni parlamentari di competenza del Parlamento europeo in un’audizione pubblica e rispondere alle domande dei suoi eurodeputati. Questo complesso processo garantisce che la Commissione sia rappresentativa e responsabile nei confronti sia degli Stati membri che dei cittadini europei. Oltre al presidente della Commissione europea, il Parlamento europeo dovrà votare anche il suo presidente. Di solito questa carica viene assunta da un esponente del secondo gruppo politico uscito dalle urne delle elezioni europee e non viene assunto dallo stesso gruppo che si aggiudica la presidenza della Commissione europea, ma non è una regola scritta. Infine anche il Consiglio europeo dovrà nominare il suo nuovo presidente visto che il belga Charles Michel, attualmente in carica, non sarà riconfermato visto che è candidato come liberale belga al Parlamento europeo.
Tra i nomi in lizza per queste posizioni di vertice si parla, tra gli altri, di Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, e di Roberta Metsola, attuale presidente del Parlamento europeo eletta nel 2022, come possibili vertici di Palazzo Berlaymont. Anche Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, è tra i possibili candidati. Tuttavia, fino a quando non saranno noti i risultati delle elezioni, tutte queste rimangono ipotesi. (AGENZIA DIRE)