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Valentina Falletta (Stati Uniti d’Europa): “Mi candido per rappresentare gi interessi della Sicilia”

Valentina Falletta, consulente all’interno di un’azienda ed esponente di Italia Viva, è candidata alle elezioni europee con il partito “Stati Uniti d’Europa”.

Avvocato, come è nata la sua candidatura?

“Sin dalle primissime “Leopolde” ho partecipato attivamente e creduto nel progetto di rinnovamento di Matteo Renzi e sono fermamente convinta che come è stato detto “libertà è partecipazione”. Ho avuto l’onore di rivestire ruoli di responsabilità presso il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, il Ministero della Salute, il Ministero delle politiche Agricole e delle Pari Opportunità. La politica per me è passione ed impegno, è abnegazione e tensione verso il bene comune. Sono orgogliosa di essere candidata nella lista Stati Uniti d’Europa, già ad iniziare dal simbolo dove non si trova il nome di questo o quel leader, ma un’idea chiara: Gli Stati Uniti d’Europa. Il mondo brucia e l’Europa tace, è necessario innescare un processo di rinnovamento non meno ambizioso di quello messo in atto dai nostri padri. Possiamo farlo solo noi che in Europa ci andremo sul serio e che vediamo nell’Europa una opportunità”.

Se dovesse essere eletta di cosa si vorrebbe occupare nel parlamento di Bruxelles?

“Credo sia necessario occuparsi di noi, inteso come isole. Ma non posso non partire da alcune considerazioni che riguardano la Sanità e quindi la ratifica del MES. Oggi in Italia si investe sempre meno in questo settore di vitale importanza e che riguarda un diritto costituzionalmente garantito. Medici ed infermieri non sono sufficienti, la migrazione dal pubblico al privato o all’estero allunga le liste di attesa e rende cure e prestazioni quasi inaccessibili. Ratificare il MES sanitario è fondamentale per dare respiro. Ma non posso non citare l’impegno per due settori: Pesca e Agricoltura. Affrontare la sfida dei cambiamenti climatici tutelando le nostre colture è questione di sopravvivenza. Penso alla Marineria, non ascoltata finora, costretta a subire una normativa europea troppo stringente e che non tiene conto della specificità del nostro mar Mediterraneo. Sono solo alcune tematiche, perché esiste anche il grande tema della transizione ecologica e della transizione digitale, dove serve meno ideologia e più politica. Bisogna avere il coraggio di investire sul futuro”.

In una recente dichiarazione ha affermato che la Sicilia ha tutte le potenzialità per aspirare a diventare la “California dell’Europa”. Ci spieghi meglio questa accezione.

“Chi mi conosce sa che sostengo da tempo che la nostra terra per patrimonio naturale, paesaggistico, culturale, artistico, per la sua storia e per la sua posizione geografica, per le sue risorse, può e deve essere la California dell’Europa. La storia gattopardiana, del cambiare tutto per non cambiare niente non mi ha mai convinta. Si può cambiare. Il Tema delle infrastrutture e del monitoraggio dei fondi europei, ecco, lì ci vuole più Europa. Dobbiamo fare in modo che le nostre ragazze ed i nostri ragazzi abbiano la possibilità di formarsi e rientrare in questa terra. Ed è possibile solo se vogliamo che lo sia”.

Uno dei settori cruciali dell’isola è certamente l’agricoltura. Al netto delle difficoltà dovute alla situazione climatica, come può intervenire l’Europa a sostegno del settore?

“La crisi dell’agricoltura era annunciata. L’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, della benzina ha messo in ginocchio il settore che non copre i costi di produzione. Il problema va affrontato in modo capillare e non più in emergenza. A proposito del cambiamento climatico, mi sento offesa dalle parole del Ministro Lollobrigida, che dimostrando un totale disinteresse del governo per il sud e soprattutto per la Sicilia, ha serenamente dichiarato “per fortuna che la siccità ha colpito solo la Sicilia”. Un principio deve essere affermato con forza: Cibo buono a prezzi accessibili per tutti, no ai dazi, si alle condizioni di reciprocità”.

Come si aiuta il sistema immigrazione che da un lato comporta difficoltà per il nostro Paese ma dall’altro riguarda l’accoglienza di tanti che fuggono dalla fame e dalle guerre?

“Accogliere è dovere di tutti i popoli, non si lascia nessuno in mezzo al mare. I muri come abbiamo visto hanno amplificato il fenomeno migratorio. A fronteggiare gli sbarchi la Sicilia, l’Italia, è stata lasciata sola. I flussi migratori vanno orientati e mai stoppati. Del resto basta guardare il nostro tasso di natalità, la forza lavoro che manca, per capire che accogliere significa lavorare per la prospettiva del Paese. Ovvio che il processo va affrontato in Europa, gestito insieme, in modo da essere risorsa per l’intera Europa. Noi Siciliani popolo di emigranti lo sappiamo bene”.

redazione

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