Sono state effettuate le autopsie su tre dei cinque operai morti a Casteldaccia mentre lavoravano alla rete fognaria ed aver respirato l’idrogeno solforato, ovvero di Epifanio Alsazia, Giuseppe La Barbera e Ignazio Giordano. Le analisi lo hanno confermato. Il tipo di gas è stato sprigionato dalla fermentazione dei liquami e, respirandolo, ha provocato il decesso dei poveri operai in un incidente definito ‘a catena’: il primo ha causato il malore chiedendo aiuto, il secondo ha cercato di salvarlo e si è sentito male, il terzo ha cercato di soccorrerli e così gli altri. Le vittime avevano i polmoni completamente ostruiti dall’idrogeno solforato. Domani invece, verranno eseguite quelle sui corpi degli altri due operai morti, Giuseppe Miraglia e Roberto Raneri, ma sembra che il tutto sia confermato anche in questi casi.
E’ stato il Pubblico Ministero della Procura di Termini Imerese, la dottoressa Elvira Cuti, titolare del relativo procedimento penale a disporre come da prassi, le autopsie sui corpi degli operai direttamente presso l’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Palermo. Nel frattempo c’è anche un indagato: si tratta del geometra Nicolò Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Group, l’azienda di Partinico per la quale lavoravano 4 delle 5 vittime e che aveva ricevuto in subappalto la manutenzione della rete fognaria dall’ex municipalizzata Amap. Le ipotesi di reato contestategli sono quelle di omicidio colposo con l’aggravante di essere stato commesso con violazione delle norme antinfortunistiche, di lesioni personali colpose gravissime e con la stessa aggravante per il sesto operaio gravissimo in ospedale.