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Nuovi elementi sulla latitanza di Messina Denaro tra Palermo e Campobello. Spunta anche un’altra amante

Nuovi elementi sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. Le notizie delle ultime ore seguono le tre ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Palermo che hanno portato all’arresto dell’architetto Massimo Gentile (attualmente residente a Lambiate), del tecnico radiologo Cosimo Leone e dell’operaio campobellese Salvatore Leonardo Gulotta.

Tra le altre cose, emerge la presenza di un’altra donna nella vita del boss castelvetranese. Presentatasi spontaneamente ai carabinieri lo scorso luglio, la 37enne campobellese ha fornito importanti riscontri investigativi, raccontando di aver conosciuto nel 2015 il capomafia presso il proprio negozio di ortofrutta, ignorandone però la reale identità.

I due si sarebbero frequentati negli anni successivi. La testimone ha confermato che Messina Denaro andava in giro con una moto “tipo enduro di colore bianco” che, secondo i pm, sarebbe stata acquistata per conto del boss da Gentile nel 2007. Nell’archivio del cellulare sequestrato il giorno della cattura del padrino di Castelvetrano sono risultati presenti 33 contatti telefonici con l’utenza in uso alla donna, soltanto nell’ultimo periodo della latitanza.

Un altro aspetto emerso dalle ultime indagini riguarda gli spostamenti del superlatitante (naturalmente sotto falso nome), che la mattina dell’11 novembre 2014 entrò nella filiale Unicredit di corso Calatafimi, a Palermo. Da lì uscì con un assegno circolare da 9.000 euro, ufficialmente richiesto da Massimo Gentile, per comprare una Fiat 500 in una concessionaria cittadina. Nella distinta ritrovata dai carabinieri del Ros in banca, c’è scritto che il signor Gentile aveva consegnato per quell’assegno «denaro frutto della propria attività di commerciante»: 4 banconote da 200 euro, 45 banconote da 100, 64 banconote da 50, 24 banconote da 20 e due banconote da dieci.

Uscito dalla banca, Messina Denaro si recò presso la concessionaria “Nuova C.O.R.I. srl” di Palermo, in via Tasca Lanza, portando con sè i documenti necessari per l’acquisto e il denaro. Il giorno successivo, il 12 novembre, tornò alla concessionaria per ritirare la vettura. Al momento della compravendita, il boss aveva lasciato anche un numero di cellulare, intestato a Gulotta, il terzo favoreggiatore finito in manette nelle ultime ore.

redazione

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