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Storie di Marsala, la triste vicenda di Teodora Giglio negli archivi cittadini

Quella che racconta Antonino Sammartano è “storia triste”, che ha come protagonista una donna di circa trent’anni, Teodora Giglio, che si ribella ai genitori perché si rifiuta di accettare la vita che essi vogliono imporle:

Il primo dicembre del 1768 il Capitano di Giustizia di Marsala scrive al Viceré, per via della Real Segreteria, per informarlo che a Trapani nei pressi delle saline era stata fermata la signorina Teodora Giglio, figlia del medico Antonino Giglio di Marsala, dopo essere fuggita dalla casa paterna. Assieme alla donna erano state arrestate altre due donne che l’avevano aiutato nella fuga, Francesca Pipitone e Giovanna Martinico, e un uomo, un certo Giuseppe Greco, conduttore della carrozza. Il Capitano comunicava, inoltre, che la ragazza era stata “rinserrata” nel Conservatorio del Bambino; mentre per gli altri proponeva una severa punizione, soprattutto nei confronti di Giovanna Martinico, famosa in Città per essere una “pubblica ruffiana”. Infine, faceva sapere a S. E. che il padre della ragazza lo aveva pregato di non procedere legalmente contro la figlia per non intaccare la sua civile reputazione, essendo un noto medico della Città.

Teodora Giglio all’epoca della fuga aveva poco meno di trent’anni ed era figlia, come abbiamo detto, di un medico. Apparteneva, quindi, ad una famiglia che godeva di un discreto benessere. In quell’epoca le ragazze dell’età di Teodora Giglio avevano abbandonato l’idea di potersi sposare; infatti, a quel tempo l’età media di coloro che si sposavano era molto più bassa, non superava in genere i vent’anni. Ma Teodora, nonostante si avvicinava ai trent’anni, non si era rassegnata a rimanere zitella, e aveva chiesto più volte ai genitori di volersi sposare, ricevendone sempre un rifiuto. Il motivo per cui il padre si opponeva al matrimonio era l’impossibilità di dare alla figlia una dote degna del suo ceto. Per 18 mesi non abbiamo più notizie di Teodora Giglio. Le prime notizie della ragazza si hanno nel mese di giugno del 1770 quando i coniugi Giglio ricorrono al Viceré, chiedendo “che non si permetta l’ineguale maritaggio, che pretende contrarre la figlia Donna Teodora, racchiusa in quel Reclusorio del Bambino con Gaspare Vinci, figlio di un povero villano, che si consegni la suddetta giovane in casa dè ricorrenti per maritarla con un decente partito”.

In seguito a tale ricorso l’Avvocato Fiscale della Real Segreteria ordina al Capitano di Giustizia di Marsala di porre “riparo del preteso improprio matrimonio tra li detti Donna Teodora Giglio e Giuseppe Vinci, come anche di non permettere l’estrazione della detta Giovane dal Reclusorio, che anzi d’invigilare alla puntuale corrispondenza degli alimenti che devono i genitori alla su riferita Donzella”. In esecuzione dell’ordine ricevuto, il Capitano di Giustizia di Marsala fa sottoscrivere al Vinci un impegno (plageria) di non sposare Teodora Giglio, e cerca di farsi consegnare, ma senza riuscirci, dalla ragazza il contratto di matrimonio ( alberano) da Vinci firmato. Ella, anzi, manifesta al Capitano la volontà di sposare a qualsiasi costo il Vinci, anche obbligandolo. Nel mese di settembre del 1770 Teodora Giglio scrive un memoriale al Viceré in cui manifesta tutto il suo dolore per il fatto di trovarsi da un anno e mezzo rinchiusa nel reclusorio delle Donne Pentite dove vive a pane e acqua poiché dal padre non le veniva fornito altro, e tante volte questo stesso soccorso le veniva negato. Tutto ciò, secondo lei, perché essi volevano farla morire… La colpa di Teodora era stata quella di manifestare ai suoi genitori il desiderio di sposarsi, e poiché le era stato negato, aveva tentato la fuga dalla casa paterna per andarsene a Napoli a cercare un marito. Ella considera la sua reclusione una grande ingiustizia e si dispera perché nessuno accetta di difenderla.

Ma poiché in quel periodo si trovava a Marsala il Delegato D. Domenico Gusmano, Teodora implora il Viceré di ordinare a quell’uomo di prendere tutti i provvedimenti per farle ottenere la libertà, accontentandosi anche di essere trasferita in un reclusorio a Palermo, oppure di essere collocata in casa di una onesta famiglia. Ma neanche questa strada viene ritenuta praticabile. Per l’Avvocato Fiscale Giuseppe Furato di Palermo, l’unica via percorribile è quella di convincere Teodora Giglio a ritornare a casa dei genitori, e questi ad accogliere in casa la propria figlia. Invita pertanto il Viceré di ordinare alla Corte Capitanale di Marsala di adoperarsi in tal senso. L’11 Dicembre del 1770 la ragazza viene consegnata dal Capitano di Giustizia di Marsala, Rosario Lombardo, ai genitori, accettando quella condizione di zitella per il resto dei suoi anni, che lei non aveva scelto. Si conclude così “pacificamente” il conflitto tra Teodora Giglio e i suoi genitori.

Antonino Sammartano

Fonte: RSI vol 2143

redazione

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