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Attese e prestiti nella sanità siciliana

Il Governo Schifani ha sbandierato a fine gennaio l’abbattimento delle liste d’attesa dell’88% per i ricoveri e del 92,7% per le prestazioni ambulatoriali nei presidi ospedalieri siciliani su cui pesa il periodo della pandemia da Covid-19. Addirittura in Provincia di Trapani le liste di attesa sono state completamente azzerate. O almeno è quello che ci fanno sapere dalla Regione. Bisogna però capire meglio la tempistica. Ovvero, l’abbattimento a cui si fa riferimento, è chiaro che non si esaurisce nel giro di una settimana-15 giorni, ma si parla pur sempre di un periodo che va anche oltre il mese. Che, per chi ha grossi problemi di salute, per chi necessita di cure oncologiche, di uno specifico intervento o di terapie specifiche, anche un’attesa di un mese può essere troppo lunga o fatale. Ci sono due punti che ci fanno storcere il naso quando si parla di abbattimento di liste d’attesa.

Il primo è, come avviene negli ospedali trapanesi, l’emergenza di personale medico o sanitario, tanto da ricorrere a figure professionali provenienti da Stati extraeuropei. Il secondo punto riguarda la sanità privata che ha contribuito a ridurre le liste. Certo, ma i conti a volte sono salati. Si parla di oltre mille euro per interventi in clinica e oltre 100 euro per le più semplici visite mediche e, anche se convenzionate in parte in taluni casi, di certo non aiuta le persone che hanno un reddito basso o addirittura assente. Nei giorni scorsi infatti abbiamo visto come l’esenzione ticket andrebbe riconosciuta ai disoccupati ma anche agli inoccupati, ovvero a chi non è mai entrato nel mercato del lavoro. In Sicilia, secondo l’analisi di Facile.it e Prestiti.it, nel 2023, le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato quasi il 4% del totale dei finanziamenti chiesti sull’isola e chi ha presentato domanda per questa tipologia di prestito ha cercato di ottenere, in media, 5.321 euro. Quasi una domanda su 4 arriva da richiedenti siciliani con età compresa tra i 45-54 anni, seguono coloro che hanno tra i 35 e i 44 anni (22%) e i soggetti con un’età compresa tra i 55 e i 64 anni (21,9%). A farne richiesta sono più le donne. Ma qui andrebbe aperto un capitolo a parte fatto di (im)Pari Opportunità.

Claudia Marchetti

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