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I nuovi conquistatori

La Sicilia è sempre stata terra di conquista. Lo dice la nostra storia, attraversata da fenici, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, francesi, spagnoli e – ovviamente – piemontesi. E di fronte a ogni nuova dominazione ci sono sempre reazioni contrastanti. C’è chi vede ogni novità con sospetto, come se potesse determinare la perdita di posizioni a vantaggio di qualcun altro. E ci sono gli entusiasti a prescindere, quelli che sono sempre dalla parte del vicerè in arrivo e non vedono l’ora di sedersi alla sua corte. La letteratura, dal Gattopardo in giù, ha prodotto nel tempo pagine indimenticabili su quest’argomento, alimentando dibattiti e riflessioni che periodicamente tornano d’attualità.

Chi arriva qui, spesso, ha un’immagine distorta del territorio. Tendenzialmente, dove noi vediamo uno struggente mix di bellezze, tradizioni e problemi irrisolti, vede un deserto in cui piazzare le proprie bandierine. Un po’ come hanno fatto i cinesi in Africa negli ultimi decenni. Il conquistatore, si sa, punta l’obiettivo e recluta milizie, facendole innamorare di un progetto – sportivo, commerciale o infrastrutturale – e convincendole che chiunque ponga dubbi e perplessità sia un nemico da combattere, l’ostacolo contro la felicità e il progresso. In molti casi, poi, il conquistatore punta il dito contro gli altri, lasciando intendere che rappresentano tutti, indistintamente, la causa della suddetta desertificazione, mettendo in un unico calderone chi ha seminato bene e chi ha bruciato i germogli.

In queste settimane, molto si sta scrivendo intorno all’imprenditore Valerio Antonini, che agli occhi di tanti trapanesi sta assumendo le sembianze dell’atteso “uomo della provvidenza”, capace di ridare lustro alla tradizione sportiva del capoluogo nel calcio e nel basket. Il tempo ci dirà se l’imprenditore laziale si limiterà a perseguire successi sportivi o se utilizzerà il calcio e il basket per sostenere altre ambizioni. Certamente, la sua sortita sull’aeroporto nei confronti della gestione di Salvatore Ombra, così come la vicenda degli striscioni contro la stampa comparsi domenica scorsa allo stadio, non rappresentano un bel biglietto di presentazione. Per qualcuno si tratta solo di manifestazioni un po’ impetuose di un uomo che preferisce la sostanza rispetto alla forma. Per altri, si tratta di inquietanti prove di posizionamento, che preannunciano la volontà di incidere in maniera energica sulla vita politica ed economica di questa provincia.

Quel che è certo è che se solo i siciliani fossero capaci di salvarsi da sé, unendo le proprie forze per raggiungere il bene comune, non ci sarebbe spazio per nessuna nuova dominazione. E chi arriverebbe qui, con l’ambizione di investire in un territorio dalle grande potenzialità, potrebbe continuare a farlo, ma in condizioni di armonia con la comunità.

Vincenzo Figlioli

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