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Pomodori e cartucce

Proprio mentre si discute del nuovo regolamento sulla caccia che alcuni partiti (la Lega e Fratelli d’Italia in modo particolare) vorrebbero più permissivo, forse per “catturare” i voti dei cacciatori, arriva una notizia che, non so se ci capite, è collaterale all’attività venatoria.

Capita di aprire un barattolo di pelati e trovare, all’interno, la cartuccia di un fucile. O un pezzo di bossolo come “condimento” aggiunto alla salsa di pomodoro. Sembra un incubo o un’invenzione romanzesca, e invece è una realtà per i cittadini italiani, che da nord a sud sulle proprie tavole hanno trovato – o potrebbero trovare in futuro – i resti delle munizioni dei cacciatori, che troppo spesso, durante la stagione venatoria, dimenticano di ripulire le tracce della propria attività. E’ vero, lo diciamo con cognizione di causa, alcuni cacciatori dopo avere sparato gettano via le cartucce nei campi mentre la legge prevede che bisogna prenderli, raccoglierli in un sacchetto e differirli negli appositi contenitori una volta tornati a casa e dismessi i panni del cacciatore. La notizia – a tratti assurda – arriva direttamente dall’Anicav, l’Associazione degli industriali delle conserve alimentari vegetali, che ha scritto una lettera alle sette associazioni venatorie riconosciute in Italia per denunciare il problema e per chiedere loro di trovare, quanto prima, una soluzione.

E fin qui ci verrebbe da scrivere che la situazione è grave, ma che tutto sommato si potrebbe porre un rimedio una volta che i pomodori arrivano nelle industrie, prima di essere lavorati. E invece a quanto pare non è possibile perché le aziende affermano che: “La raccolta meccanica non consente di eliminare questi corpi estranei e spesso, a causa del colore rosso, è difficile anche per le selezionatrici ottiche delle aziende di trasformazione individuare tali materiali che rischiano in molti casi di migrare nei barattoli contenenti il prodotto finito“, che guarda caso è di colore rosso visto che di pomodori si tratta. Quindi la colpa è dei cacciatori “zozzoni” e siamo d’accordo. “Occorre un vostro intervento – afferma l’Anicav – nell’identificare soluzioni pratiche e sostenibili per prevenire la contaminazione dei campi agricoli e nel sensibilizzare i vostri associati affinché si adoperino per evitare il ripetersi di casi analoghi”. Noi siamo d’accordo e lo ribadiamo, ma non ci pare che l’Anicav si sia occupata dei suoi associati che pagano tre euro l’ora i raccoglitori di pomodori ( e di cartucce).

Gaspare De Blasi

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