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Grane per Piantedosi 

Le manifestazioni pacifiste, contro la guerra o pro Palestina, come qualcuno le definisce, di Pisa e Firenze, stanno scuotendo l’opinione pubblica. E meno male, visto che proprio in quei giorni l’ipotesi di una separazione tra l’influencer Chiara Ferragni e il marito Fedez ha invaso social, quotidiani e televisioni nazionali. Ma se i social a qualcosa servono, è proprio per veicolare notizie che altrimenti non avrebbero una copertura a 360° sulle reti nazionali e sui giornali web e carta. Così si è diffusa a macchia d’olio la notizia che la Polizia ha caricato i giovanissimi manifestanti che stavano per raggiungere l’Ambasciata americana, a suon di manganellate e sangue. E noi la memoria, per fortuna, non ce l’abbiamo corta.

Perchè il G8 di Genova, la morte di Carlo Giuliano e le scene da film horror nella scuola Diaz ce le ricordiamo benissimo. La storia va insegnata per non ripetersi, va insegnata per capire meglio il periodo storico che stiamo vivendo e dove si sbaglia. Dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a commento di quanto accaduto, abbiamo ricevuto solo frasi di circostanza: “Massima fiducia del governo nei confronti delle forze di polizia”, “ “servitori dello Stato e lavoratori che svolgono un ruolo fondamentale a presidio della sicurezza”, “sono casi isolati in corso di valutazione” e che chi manifesta spesso è verbalmente volgare e aggressivo.

In buona sostanza Piantedosi fa un plauso all’ottimo lavoro della Polizia e condanna i manifestanti che avrebbero potuto essere suoi figli o nipoti. Ma lo fa come colui che si tocca il nodo della cravatta perchè non sa cosa dire e come dirlo. Nel frattempo due strade si stanno aprendo. Una è di chi è tornato in piazza per gridare a gran voce tutta la vicinanza a chi è stato manganellato duramente persino da terra; l’altra è dell’autorità giudiziaria che sta valutando sia la relazione della Digos su chi fosse in servizio durante il corteo, sia le risultanze dei Carabinieri a cui l’indagine è stata (giustamente) affidata e che stanno acquisendo tutte le immagini delle telecamere della zona in cui si sono svolti i fattacci. Sarà adesso il procuratore Giovanni Porpora a decidere a chi affidare il fascicolo dell’indagine e solo dopo capire se si ravvisano reati e luogo a procedere. Qualcuno indubbiamente dovrà pagare ma c’è il forte sentore che a pagare sia solo il braccio armato, non la mente. 

Claudia Marchetti

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