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Emergenza idrica a Trapani, M5S all’attacco: “Roba da Terzo Mondo”

«Gestione dell’emergenza superficiale e approssimativa. Senza entrare nel merito tecnico rileviamo come l’amministrazione Tranchida non abbia accompagnato le ordinanze di divieto dell’uso dell’acqua con una adeguata campagna di comunicazione e informazione rivolta ai cittadini. Solo l’amplificazione dei media ha fatto alzare la soglia dell’attenzione».

Lo ha affermato Francesca Trapani, coordinatrice del Gruppo Territoriale di Trapani del M5S ed ex consigliera comunale. «Questa amministrazione sempre pronta a comunicare se stessa attraverso i social – continua Trapani – non s’è sforzata di apporre idonei cartelli informativi porta a porta, trascurando la gravità delle reale situazione nei quartieri interessati dall’inquinamento. Molti cittadini non hanno chiuso per tempo i contatori e gli appresamenti idrici; non ci risulta che sia stato fatto un censimento puntuale delle utenze che hanno ricevuto acqua inquinata. Misure utili nell’immediato per scongiurare rischi igienico sanitari e in futuro per prevedere la riduzione del 50% del canone come previsto all’articolo 11, comma 1 della LR 19/2015. Quanto accaduto conferma lo stato critico delle condotte e delle tubature».

«Preoccupa inoltre – aggiunge Trapani – che questo consiglio, maggioranza e opposizione, non abbia incalzato l’amministrazione sulla gestione idrica prendendo spunto dai documenti e dal lavoro svolto alla fine della scorsa consiliatura».

Sull’inquinamento della rete idrica del capoluogo è intervenuta anche la deputata regionale trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi: «Le notizie, sempre più allarmanti, i due casi di legionella registrati nel centro storico, accrescono la preoccupazione dei cittadini. L’inquinamento potrebbe essere diffuso anche in altri punti della rete idrica urbana e non più circoscritto nelle aree indicate dalle ordinanze. Una vicenda che va avanti da diverse settimane e ancora fuori controllo è roba da terzo mondo».

«Trapani – commenta Ciminnisi – è un caso paradigmatico della gestione delle risorse idriche in Sicilia. Al netto dello specifico che riguarda il capoluogo, emerge nell’isola un quadro generale sconfortante che ha come cornice il fallimento politico di una intera classe dirigente regionale e locale che si traduce in reti idriche e fognarie vetuste, superate, ridotte a colabrodo che gli enti locali, da soli, non sono in grado di ristrutturare, tenuto conto della grandezza degli interventi e delle risorse finanziarie necessarie. Quando anche ci siano i progetti, spesso non ci sono i finanziamenti, o sono insufficienti. L’emergenza è strutturale e serve un cambio di passo, a cominciare dalla piena attuazione della legge regionale 19/2015 che disciplina in materia di risorse idriche e la piena operatività dell’Assemblea Territoriale Idrica dei 25 comuni della provincia di Trapani».

redazione

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