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Scrive Diego Maggio sulla presentazione parigina del suo ultimo libro

Ai lettori della mia terra, mi faccio scrupolo di raccontare – a compendio di questa mia esperienza parigina, tuttora in corso – quale accoglienza speciale i francesi riservano alla Sicilia e alla nostra cultura.
E la presentazione del mio libro nel cuore del Quartiere Latino mi ha offerto conferma di quanta curiosità destano Oltralpe le vicissitudini che caratterizzano l’isola più grande del Mediterraneo.
È stato ancora il Centro Italiano di Cultura a ospitare una mia pubblicazione, stavolta mirante a una operazione di onestà intellettuale: a un racconto, cioè, delle contraddizioni tipiche della sicilianità contemporanea, fra le inestimabili bellezze della natura e le impresentabili brutture della mala gestio.
“Della memoria e del disincanto”, il mio volume edito da Navarra, è andato immediatamente in sold-out dopo le mie parole rivolte a un numeroso pubblico, attento e interessato. Per la gran parte dei presenti nei locali di rue des Pretres Saint Severin, l’italiano è una lingua affascinante: e ciò grazie ai corsi di studio e conoscenza che il Centro – diretto encomiabilmente da Antonio Francica – organizza con regolarità professionale.
Pur nell’attuale contingenza che qui a Parigi vede una diffusa tensione per i drammi vicini e lontani, rimane palpabile una generale propensione verso tutto ciò che di qualitativo proviene dall’Italia: cibo, letteratura, moda, stile di vita, arte.
Quasi meglio di noi qui conoscono i grandi scrittori siciliani, la profondità della nostra storia, le perle archeologiche, le chicche produttive.
A decretare la felice accettazione delle mie pagine hanno provveduto i sorrisi di compiacimento che hanno accompagnato il “verre de l’amitie” a base di Marsala superiore e passito pantesco.

Diego Maggio

redazione

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