Ai lettori della mia terra, mi faccio
scrupolo di raccontare – a compendio di questa mia esperienza
parigina, tuttora in corso – quale accoglienza speciale i francesi
riservano alla Sicilia e alla nostra cultura.
E la presentazione
del mio libro nel cuore del Quartiere Latino mi ha offerto conferma
di quanta curiosità destano Oltralpe le vicissitudini che
caratterizzano l’isola più grande del Mediterraneo.
È stato
ancora il Centro Italiano di Cultura a ospitare una mia
pubblicazione, stavolta mirante a una operazione di onestà
intellettuale: a un racconto, cioè, delle contraddizioni tipiche
della sicilianità contemporanea, fra le inestimabili bellezze della
natura e le impresentabili brutture della mala gestio.
“Della
memoria e del disincanto”, il mio volume edito da Navarra, è
andato immediatamente in sold-out dopo le mie parole rivolte a un
numeroso pubblico, attento e interessato. Per la gran parte dei
presenti nei locali di rue des Pretres Saint Severin, l’italiano è
una lingua affascinante: e ciò grazie ai corsi di studio e
conoscenza che il Centro – diretto encomiabilmente da Antonio
Francica – organizza con regolarità professionale.
Pur
nell’attuale contingenza che qui a Parigi vede una diffusa tensione
per i drammi vicini e lontani, rimane palpabile una generale
propensione verso tutto ciò che di qualitativo proviene
dall’Italia: cibo, letteratura, moda, stile di vita, arte.
Quasi
meglio di noi qui conoscono i grandi scrittori siciliani, la
profondità della nostra storia, le perle archeologiche, le chicche
produttive.
A decretare la felice accettazione delle mie pagine
hanno provveduto i sorrisi di compiacimento che hanno accompagnato il
“verre de l’amitie” a base di Marsala superiore e passito
pantesco.
Diego Maggio