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Report svela che l’assessora regionale Albano è figlia di un boss. Le opposizioni: “Si dimetta”

Nuova bufera sul governo regionale. L’anticipazione della prossima puntata di Report, pubblicata sui social, ha per protagonista l’assessora regionale alla famiglia Nuccia Albano, che ha confermato di essere la figlia dello storico boss di Borgetto, Domenico Albano

Eletta deputata dell’Assemblea regionale siciliana lo scorso 25 settembre nelle fila della nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro con 5.968 voti, è stata nominata assessora il 15 novembre dello scorso anno.

Laureata in medicina nel 1977, è la prima donna medico legale della Sicilia. Si è occupata anche dell’autopsia di Giovanni Falcone e di quella di Libero Grassi. Solo pochi giorni fa ha inaugurato la sede della nuova Democrazia Cristiana a Borgetto, suo paese d’origine.

L’inviata di Report Claudia di Pasquale l’ha raggiunta a un importante evento, che si è tenuto all’istituto comprensivo statale “Sperone-Puglisi” di Palermo, sull’emergenza crack, la dispersione scolastica e la tutela dei minori.

Alla domanda se fosse la figlia di Domenico Albano, storico capomafia di Borgetto, che avrebbe protetto e sostenuto il bandito Salvatore Giuliano, accusato della strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, l’assessora Albano ha risposto di non potere rinnegare suo padre e la sua storia, ma di essere venuta a conoscenza di questi fatti solo in età adulta.

Immediato l’intervento del vicepresidente della Commissione Antimafia Regionale, Ismaele La Vardera (Sud chiama Nord), che ha convocato una conferenza stampa. “Fin quando non ricopriamo incarichi pubblichi, ciascuno può fare quello che vuole. Ma nel momento in cui ricopriamo incarichi pubblici le cose cambiano”, ha detto l’ex Iena, che ha anche attaccato direttamente Cuffaro, che alla luce della condanna avuta negli anni scorsi “non dovrebbe più avere spazio in politica”. Per La Vardera, la Albano dovrebbe dimettersi, tenuto conto che ha ritenuto di non dover prendere le distanze dalla storia del padre.

Anche Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale Antimafia siciliana, commenta le anticipazioni sulla puntata della trasmissione ‘Report’: “Il governo regionale ha un problema in più. Mi dispiace per l’assessora Albano che ho conosciuto come una brava persona, ma si pone un problema serio per la Sicilia e la sua credibilità. Non giudico i sentimenti di una figlia verso il proprio padre, ma ricoprire ruoli pubblici impone un supplemento di rigore. Il presidente Schifani risolva con immediatezza il problema”.

“Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli, ma da chi è chiamato a rappresentare la Sicilia non possiamo accettare zone d’ombra”. Così il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo, in relazione alla vicenda. “Se umanamente possiamo capire i sentimenti di una figlia non possiamo, però, accettare parole ambigue da parte dell’assessora – continua Barbagallo -. Riteniamo moralmente grave quanto avvenuto e auspichiamo un intervento rapido del presidente Schifani affinché rimuova l’Albano. Non può esserci spazio in nessuna giunta di qualsiasi colore per chi non censura e si dissocia dalla storia più nera è orribile della Sicilia”.

“Sulla ferma condanna alla mafia non ci possono essere equivoci, l’assessore Albano prenda nettamente e senza indugio le distanze dalla storia del padre, che è una storia mafiosa. E la mafia, che è una montagna di merda, va condannata sempre senza se e senza ma, specie da un importante componente delle istituzioni regionali che devono dare esempio di integrità morale”.

Lo affermano Nuccio Di Paola, referente regionale del M5S, e Antonio De Luca, capogruppo del M5S all’Ars.

“È chiaro – dicono – che le colpe dei padri non possono e non devono ricadere sui figli, ma sul contrasto netto alla mafia non ci può essere il benché minimo fraintendimento. Ci sembra pertanto gravissima la frase pronunciata dall’assessore, magari a caldo: ‘Non prendo le distanze dalla storia di mio padre’, frase che va rinnegata fortemente e senza indugi, altrimenti l’assessore si dimetta”

Nelle ore successive alla pubblicazione dell’intervista, l’assessora Albano è poi tornata a commentare l’accaduto: “Lo ribadisco con il cuore di una figlia che non è cresciuta con il proprio papà, non lo rinnego come padre, e non vedo come una figlia potrebbe rinnegarlo, ma la mia scelta di vita ha sempre preso le distanze dal fenomeno della mafia. Solo perché presa dalla concitazione per l’agguato, tesomi dalla giornalista di ‘Report’, ho detto che non rinnego la storia di mio padre. Ma è chiaro che volevo dire che non rinnego mio padre. Ho sempre lavorato all’insegna della giustizia e della trasparenza, valori che ho trasmesso ai miei figli e ai miei nipoti”.

redazione

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