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La mafia c’è ancora, nonostante la cattura di Messina Denaro. La Dia: “E’ sommersa, ma prosegue i suoi traffici”

“L’andamento del fenomeno mafioso nella Regione Siciliana non ha subìto complessivi mutamenti sostanziali rispetto al semestre precedente, in cui cosa nostra manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa”. A certificarlo è l’ultima relazione semestrale diffusa dalla Direzione Investigativa Antimafia e riferita al secondo semestre del 2022. Come in quella precedente, anche stavolta si fa comunque riferimento a un avvenimento successivo al periodo considerato – l’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio 2023.

“Sono trascorsi trent’anni dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio – si legge nella relazione – e sono stati raggiunti risultati straordinari nel contrasto alla sfida lanciata alle Istituzioni democratiche da Totò Riina, come dimostra la cattura di Matteo Messina Denaro, della quale occorre rendere onore e merito alla DDA di Palermo ed alle Forze dell’Ordine che l’hanno consentita. Ma proprio la cattura di Matteo Messina Denaro dimostra che cosa nostra esiste ancora e, superata la frattura fra corleonesi e perdenti, prosegue nei suoi traffici attraverso la strategia della sommersione che ha consentito al latitante più ricercato dell’organizzazione di farsi curare in una clinica di Palermo per un lungo periodo, come negli anni ottanta, allorché le reti di protezione e l’omertà, ben miscelate, consentivano ad altri mafiosi latitanti di girare indisturbati per le vie della città” .

Il testo cita poi un intervento del direttore della DIA, a margine del primo Festival del Management all’Università Bocconi di Milano del 3 febbraio 2023, che a proposito dell’arresto di Messina Denaro ha dichiarato: “…nell’immaginario collettivo, quando si vede un personaggio che per trent’anni è sfuggito alla cattura, si ha una visione negativa dello Stato, delle forze dell’ordine e della magistratura. Oggi è stato arrestato e di conseguenza abbiamo un risultato positivo anche di immagine nell’opinione pubblica. Questo dà fiducia, ci aspettiamo che porti a una maggiore collaborazione del cittadino con le Istituzioni”.

Cosa Nostra in provincia di Trapani

Nella relazione semestrale della Dia si evidenzia che nel periodo considerato (la seconda metà del 2022) le più importanti indagini concluse (tra cui “Hesperia”) hanno compromesso gli equilibri criminali delle famiglie mafiose colpite, confermato il ruolo apicale rivestito da Messina Denaro e reso sempre più difficoltosa la sua lunga latitanza. Al contempo, sono risultate confermate le collaborazioni tra il mandamento di Castelvetrano e la famiglia mafiosa di Partinico, nonché documentati gli interessi della criminalità organizzata nei settori delle scommesse e delle aste giudiziarie.

La Dia evidenzia inoltre che Cosa nostra trapanese, nel conservare le tradizionali connotazioni strutturali, continua a svolgere le proprie attività criminali, soprattutto, infiltrandosi nel tessuto economico legale grazie alla “inquietante riservata e putrida interlocuzione, al di là della rilevanza penale, fra esponenti mafiosi ed amministratori locali”, come dichiarato dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2023. “Il connubio politico-mafioso in questo particolare territorio risulta spesso in grado di generare inquinamenti dell’attività amministrativa nella gestione della cosa pubblica. Al riguardo, nel semestre in esame, rileva anche la sentenza della Corte d’Appello, conseguente all’operazione “Scrigno” del 2019, che ha aggravato le condanne per associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso di alcuni uomini d’onore, riformando parzialmente la decisione di primo grado emessa nel novembre 2020”. Nonostante il carattere “silente e mercantistico” di cosa nostra trapanese, continuano a evidenziarsi atti intimidatori ai danni di attività commerciali e imprenditori che, seppur di non emergente allarme sociale, continuano, comunque, a far ritenere il fenomeno ancora radicato e mai completamente sopito.

Sempre elevato rimane l’interesse della mafia riguardo al traffico e allo spaccio di stupefacenti in tutta la provincia, che costituisce uno dei suoi principali business. Al riguardo, oltre all’operazione “Hesperia” che ha documentato “…traffici illeciti di sostanze stupefacenti e di tabacchi lavorati esteri”, la Dia cita anche l’operazione “Sugar”della Guardia di finanza conclusa, il 1° dicembre 2022, con l’esecuzione di un’ordinanza a carico di 21 soggetti “che avrebbero gestito due distinte piazze di spaccio attive a Mazara del Vallo nel quartiere popolare di Mazara 2, attraverso una capillare rete di distribuzione in grado di perfezionare quotidianamente molteplici cessioni di sostanza stupefacente, diversificandone l’offerta dal crack, alla marijuana, all’hashish e alla cocaina”. Le indagini hanno avuto risvolti anche in chiave economico-patrimoniale e, in capo a uno dei principali indagati, è stato possibile ipotizzare il reato di autoriciclaggio per aver reinvestito i profitti nell’acquisto di un’imbarcazione da diporto.

Un’altra attività investigativa che la Dia considera di rilievo è la “Acheron”, naturale prosecuzione dell’indagine “Reset” del 2019, conclusa nel dicembre 2022 dalla Polizia di Stato con l’arresto di 29 soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, ricettazione e detenzione di armi e munizioni. In questo caso le investigazioni hanno ancora una volta documentato i rapporti di collaborazione tra gruppi di diversa matrice e, nella circostanza, tra consorterie siciliane e calabresi. In particolare, è stata accertata la presenza di due distinti gruppi criminali: il primo con il compito di provvedere all’approvvigionamento della droga, in Calabria, capeggiato dal figlio di un esponente della famiglia mafiosa di Paceco in rapporti con soggetti ritenuti vicini alla ‘ndrangheta attiva a Rosarno; l’altro incaricato di gestire le piazze di spaccio di Trapani e inserito in una famiglia trapanese da tempo egemone nel traffico di stupefacenti.

Nel periodo in esame diversi risultano i provvedimenti eseguiti dalla DIA a danno dell’economia mafiosa del territorio. L’11 luglio 2022, ad Alcamo, nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla Procura di Palermo, la Sezione DIA ha eseguito il sequestro di un immobile, del valore di 300 mila euro, riconducibile ad un imprenditore operante nel settore degli appalti pubblici e della formazione professionale, contiguo alla locale famiglia mafiosa. Il destinatario del provvedimento sarebbe il dominus di un sistema per il conseguimento di profitti illeciti derivanti da finanziamenti pubblici erogati a favore della formazione professionale grazie alla commissione di truffe e di illecite distrazioni patrimoniali eseguite tramite la rete di società da lui gestite. Il provvedimento ha integrato anche il sequestro, già operato nel gennaio 2022, di 4 immobili, 1 quota societaria di un’impresa immobiliare, diversi rapporti finanziari e 6 compendi aziendali operanti nel settore della formazione professionale, edile e del commercio, per un valore complessivo di 2,8 milioni di euro. Il 27 settembre 2022, a Calatafimi-Segesta, sempre la DIA ha sequestrato 3 immobili, del valore complessivo di 400 mila euro, a carico di un imprenditore di Alcamo legato alla famiglia mafiosa di Vita. Il provvedimento integra i sequestri già eseguiti nell’agosto e nel dicembre del 2021, per un valore complessivo superiore ai 12 milioni di euro. Inoltre, il successivo 26 ottobre, il provvedimento è stato ulteriormente integrato dal sequestro, eseguito a Paceco, di altri 3 immobili del valore complessivo di 370 mila euro. Il 13 dicembre 2022, a Palermo, la DIA ha poi confiscato una società immobiliare ed un appartamento, per un valore complessivo di 650 mila euro, a carico di un professionista palermitano ritenuto contiguo alla famiglia di Mazara. Lo stesso, in qualità di amministratore giudiziario, ha eseguito indebiti e sistemici prelievi dai conti correnti delle società affidategli per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro.

Sul piano delle indagini preventive, si segnala che il 9 settembre 2022 è stata emessa la sentenza definitiva di confisca di beni per un valore di circa 6 milioni di euro eseguita dai Carabinieri di Trapani a carico di un presunto affiliato a cosa nostra trapanese attivo nel settore dei giochi e delle scommesse online.

L’attività di contrasto alla criminalità organizzata nel semestre si è sviluppata anche sul fronte della prevenzione amministrativa. Il Prefetto di Trapani ha emesso 6 provvedimenti interdittivi nei confronti di società in ordine alle quali sono stati rilevati sintomatici elementi di condizionamento mafioso.

Sebbene nel semestre in esame non emergano relazioni tra cosa nostra trapanese e le consorterie di matrice straniera, nel territorio si evidenziano taluni soggetti tunisini dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È quanto emerge dagli esiti dell’operazione “Charon” eseguita, dalla Guardia di finanza il 6 luglio 2022, nei confronti di 10 soggetti, che hanno documentato l’esistenza di un’organizzazione “a carattere transnazionale, operante tra la Tunisia e l’Italia, composta da cittadini extracomunitari e italiani dimoranti nel territorio del trapanese…. finalizzata certamente alla commissione dei delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche se non possono escludersi…taluni collegamenti anche con fenomeni terroristici”. L’indagine ha poi fatto emergere che la base logistica del sodalizio criminale sita era a San Teodoro, nel marsalese, e che la consorteria aveva provveduto, tramite “…un circuito di stabili contatti con organizzazioni tunisine…”, al sistemico trasporto marittimo di “soggetti che vivono in condizione di clandestinità in Tunisia” nelle coste trapanesi ed agrigentine mediante “la messa a disposizione di natanti, autovetture, dispositivi telefonici (spesso intestati a terzi)”. È stato anche accertato che il principale responsabile dell’organizzazione ed alcuni suoi accoliti hanno ospitato in provincia di Trapani, e poi aiutato a fuggire in Tunisia, un soggetto con collegamenti ad ambienti terroristici destinatario, tra l’altro, di un Mandato di cattura europeo emesso dall’Autorità Giudiziaria tedesca in ordine ad un tentato omicidio avvenuto a Lipsia nel 2020.

redazione

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