Ancora una ferita al bene comune, a Marsala. L’ultima, in ordine cronologico, si è verificata nel quartiere Sappusi, dove soggetti – al momento ignoti – hanno sradicato e portato via un’altalena dal parco giochi che è stato realizzato pochi anni fa nell’area, a beneficio dei bambini della zona. La foto è stata pubblicata in mattinata sui social, suscitando indignazione e commenti di vario genere. Com’è noto, il quartiere Sappusi è da anni oggetto di interventi e progetti di rigenerazione urbani, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei residenti, in un’area che è stata spesso trascurata. Una menzione particolare va, in quest’ottica, al lavoro che hanno fatto le associazioni intorno al Centro Sociale, portando avanti attività di vario genere per diffondere maggiormente la cultura della legalità, del bene comune e del senso civico tra le generazioni più giovani.
“Purtroppo – sottolinea Salvatore Inguì – gli atti vandalici che si susseguono sul nostro territorio, così come gli atti delinquenziali di cui parlano con più veemenza le cronache, dimostrano che la soluzione non è il decreto dell’ultima ora che prevede solo attività di repressione, inasprimento delle pene e ulteriori coercizioni.
Negli anni, quando la cronaca ha portata alla ribalta episodi inquietanti di violenza, la risposta governativa è stata di tipo repressivo. La storia ha dimostrato che non è un elemento deterrente. In alcuni paesi europei, come Londra, per i minori è addirittura previsto l’ergastolo, ma Londra resta una delle città più pericolose al mondo e con un più alto numero di reati commessi da adolescenti. In alcuni stati americani c’è ancora la pena di morte per alcuni reati di particolare gravità, che però continuano puntualmente a verificarsi. Bisogna fare un investimento reale sulle fasce primarie nella socializzazione dei ragazzi: un investimento su famiglie e scuole. Non è solo questione di aumentare la videosorveglianza o di avere un poliziotto per ogni monumento, ogni impianto, ogni bene. Alla base occorre educare, fin dalle scuole elementari, al bene collettivo, al bene comune. Non ci si può appropria di ciò che è di tutti. Chi ha rubato l’altalena non solo ha privato la collettività di qualcosa che era stato progettato per tutti, ma ha privato se stesso della possibilità di poter giocare al parco con altri bambini. Naturalmente, è stato un lavoro fatto da grandi, non da piccoli. Evidentemente a queste persone nessuno ha spiegato cosa vuole dire mantenere un bene pubblico e non credo che l’entrata in vigore del nuovo decreto previsto dal governo lo abbia indotto a riflettere sull’opportunità di compiere un’azione del genere. E’ un problema culturale”.