“Il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese”. Lo sostiene, in un’intervista a La Repubblica, l’ex premier Giuliano Amato. Ieri le prime indiscrezioni.
Amato afferma: “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi – racconta – ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Bettino Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi“. Secondo l’ex premier è ora di fare luce su una verità nascosta troppo a lungo. Sì, ma perchè proprio ora, si chiedono in molti.
“È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia. La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”.
“Nessun atto riguardante la tragedia del DC9 è coperto da segreto di Stato e nel corso dei decenni è stato svolto dall’autorità giudiziaria e dalle Commissioni parlamentari di inchiesta un lungo lavoro”, afferma la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo le dichiarazioni shock di Amato.
“Le affermazioni di Giuliano Amato sulla strage di Ustica aprono, dopo quarant’anni, scenari inquietanti che impongono il giusto riconoscimento di quegli organi dello Stato che fin dall’inizio cercarono di ricostruire la verità dell’accaduto e le relative responsabilità. Tra questi mi pare doveroso ricordare Paolo Borsellino, a capo della Procura della Repubblica di Marsala”. È quanto dichiara il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli.
Per la famiglia Craxi ha parlato solo Bobo Craxi, il figlio, che respinge quanto afferma Amato sul padre: “É già scritto anche sui libri di Storia che mio padre avvertì Gheddafi che lo avrebbero bombardato. Ma nel 1986“.
Nessun commento per ora dall’Eliseo. Il ministero degli esteri ha solo fatto sapere che saranno “a disposizione se Roma lo chiederà”.