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Stop al Reddito di Cittadinanza, tra valutazioni dei Servizi Sociali e grave preoccupazione dei PUC

La ‘perdita’ del Reddito di Cittadinanza per tante famiglie italiane e soprattutto siciliane – visto che l’isola è la più svantaggiata con meno 37.600 RdC – sta provocando forti malcontenti, proteste e preoccupazione diffusa tra chi lo perderà trovandosi primo di un’entrata tale da garantire il sostentamento.

Già da Marsala era stato lanciato un appello al Governo regionale e nazionale, in cui si manifesta una situazione che nei prossimi mesi potrebbe essere allarmante sul fronte dei Servizi Sociali.

Nel frattempo da Roma fanno sapere che potranno rivolgersi ai centri per l’impiego i 159mila nuclei con componenti in età da lavoro compresa fra i 18 e i 59 anni che hanno ricevuto la notifica della sospensione del reddito di cittadinanza.

Altri 88mila famiglie ‘fragili’, invece, sono già state avviate alla valutazione dei Servizi Sociali, afferma il comunicato diffuso dal Ministero del Lavoro sulla fase di transizione dal Reddito di Cittadinanza ai due nuovi strumenti di aiuto, l’Assegno di Inclusione e il Supporto alla Formazione e Lavoro.

Sorge una domanda, però: se già poco prima dello scoppio della pandemia ci si chiedeva come i centri per l’impiego potessero far fronte alla domanda di lavoro in seguito al Reddito di Cittadinanza (visto che il soggetto percettore avrebbe perso originariamente il contributo dopo aver rifiutato 3 volte una richiesta di lavoro e in ogni caso lo avrebbe perso dopo l’assunzione), anche oggi le cose non cambiano, visto che in Italia il problema disoccupazione e mancanza di lavoro procedono di pari passo e dritti verso una drammatica situazione.

D’altro canto il Reddito di Cittadinanza ha ridotto la domanda di lavoro rispetto all’offerta e, ad esempio, molti ristoranti, bar o pub sono alla ricerca continua di personale.

Nell’incontro avuto ieri al Ministero del Lavoro, le Regioni hanno manifestato alcune criticità sul “Decreto Lavoro”, e quindi anche sulle nuove misure di sostegno che prenderanno il posto del Reddito di cittadinanza. I governatori, in particolare, hanno segnalato di non essere stati “ancora informati sulle caratteristiche e la funzionalità” della piattaforma Siisl, alla quale bisognerà iscriversi per poter usufruire dell’assegno di inclusione. Le Regioni, inoltre, hanno suggerito di pensare ad una “modalità transitoria” nel caso in cui si dovesse riscontrare una “non funzionalità” della piattaforma.

Sarà infatti regolarmente attiva a partire dal primo settembre la piattaforma Siisl, lo strumento che servirà per la gestione del supporto per la formazione e il lavoro (Sfl).

Sul fronte delle preoccupazioni, ci sono quelle dei PUC (Progetti Utili alla Collettività) che, nonostante la categoria fortemente a rischio povertà, restano fuori dal Reddito di Cittadinanza se non rientrano nelle categorie previste, ovvero i nuclei familiari in cui sono presenti minori, disabili ed adulti over 60, sulla base del Decreto Legge n°48 (e per tutto il 2023). I nuclei familiari composti esclusivamente da adulti tra i 18 ed i 59 anni, non disabili, potranno essere presi in carico solo in caso di documentata situazione di fragilità (legata ad es. a condizioni di salute, personali o familiari).

Cosa accadrà a questo punto?

redazione

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