Va avanti con cautela il progetto Acqua.Sal a Marsala. Nel corso dell’incontro informativo tenutosi alle Saline Genna è emerso che si è optato per una suddivisione in due parti del progetto. Come ha spiegato nel primo intervento il direttore del Gal Elimos, Rocco Lima, si è deciso di procedere con una prima tranche del finanziamento a una fase iniziale di studio, dopo di che – se i risultati saranno incoraggianti – si procederà con l’attività di acquacoltura. “Abbiamo condiviso e portato avanti questo progetto, ereditato dalla precedente amministrazione, dando un ulteriore impulso che ha portato al completamento dell’istruttoria e al decreto di finanziamento. Come amministrazione seguiremo con attenzione gli studi in modo da trarre le conseguenze dovute in vista della seconda fase”, ha affermato l’assessore Giacomo Tumbarello, in rappresentanza della Giunta. Tra i più convinti sostenitori di Acqua.Sal, il sindaco di Mazara Salvatore Quinci, intervenuto nel ruolo di presidente del Flag Tonni e Tonnare. Il primo cittadino mazarese ha sottolineato l’opportunità di un progetto che metta assieme la sperimentazione di nuovi metodi di acquacoltura secondo una logica sostenibile e interventi didattico-educativi volti a promuovere una maggiore sensibilità ambientale. Il tutto nel rispetto di quella transizione ecologica che viene considerato il principale filtro da cui passeranno gli investimenti dei prossimi anni.
Inizialmente bocciato dal Consiglio comunale di Marsala, osteggiato da diverse componenti dell’associazionismo, il progetto Acqua.Sal ha avuto un iter travagliato, come ricordato da Franco Gagliano, dirigente dell’ufficio territoriale di Sciacca del dipartimento pesca mediterranea ed è proprio questa la ragione che ha spinto a rimodularlo, scindendolo in due parti, mentre Angelo Lapillo (funzionario del dipartimento regionale della pesca mediterranea) ha sottolineato che l’attività di acquacoltura che si terrà alle Saline Genna (qualora il progetto andasse realmente in porto) sarà declinata al recupero ambientale, in modo da portare beneficio alle strutture da tempo abbandonate, scongiurandone il degrado. A riguardo, sono stati menzionati altri esempi realizzati in Italia, come nel Polesine o nella zona di Orbetello. Francesco Bertolino, responsabile per il Consorzio Universitario delle attività di questo progetto ha spiegato che una prima attività sperimentale è già stata effettuata a giugno e che un’altra si farà a settembre, per poi restituire al pubblico un report conclusivo da cui si deciderà se procedere. L’economista Gioacchino Fazio, in rappresentanza della società Vision, con grande cautela ha affermato che si farà in modo di far percepire alla cittadinanza l’utilità del progetto.
Seduta tra il pubblico, la portavoce regionale di Europa Verde, Antonella Ingianni, è stata protagonista di un intervento fortemente critico, in cui ha sollecitato l’amministrazione a spiegare la sua idea di Stagnone, chiedendo poi se gli studi già effettuati in passato non sono sufficienti a capire l’impatto che può avere l’acquacoltura sulla Riserva, come peraltro ha affermato anche Peppe Donato con riferimento alle carte ittiche già agli atti.