Categorie: AperturaIo la penso così

Gente seria

Quando si ritorna al voto (in qualsiasi competizione) i candidati espongono il loro programma (giusto) e fanno delle promesse (meno giusto, ma è così). Poi chi perde afferma che farà un’opposizione dura ma costruttiva (e che la vorrebbero fare molla e distruttiva?), chi vince comincia ad accampare pretesti in vista della realizzazione del programma. “Abbiamo trovato i conti non in ordine”, “carenza di personale”, “situazione internazionale contingente che ci impedisce…”, e voi che aspettavate la sostituzione della lampada (siamo terra terra) restate ancora al buio.

Abbiamo ascoltato tantissime promesse elettorali, da Marsala a Roma passando per Palermo. Ma ormai raggiunta una certa età, cerchiamo non solo di non farci prendere in giro, anche perché ne abbiamo ascoltate di tutti i generi.

Facevamo questa riflessione in queste ultime ore mente leggevamo la notizia che per il voto presidenziale in Turchia ( una nostra congiunta avrebbe detto che dobbiamo essere proprio “spacinnati” se ci interessiamo di cose turche) il presidente uscente Erdogan ha elencato il suo programma: se elettro si proporrà come mediatore del conflitto in Sudan e ha annunciato di avere “scoperto” riserve di petrolio con una capacità di produzione di 100mila barili al giorno” nel sudest della Turchia. Ma l’ultima mossa di Erdogan, a cinque giorni delle elezioni di domenica 14 maggio che decideranno se rimarrà ancora al potere dopo vent’anni, è l’aumento del salario minimo per i lavoratori impiegati nel settore pubblico. Il presidente ha annunciato che sarà incrementato del 45% arrivando a 15mila lire turche, poco meno di 700 euro.

Secondo la stampa locale, il provvedimento riguarda 700mila lavoratori. Questo nonostante il Paese sia colpito da una grave crisi economica oltre che da un terremoto che lo scorso 6 febbraio ha ucciso più di 50mila persone e causato oltre 5,9 milioni di sfollati nelle sue province meridionali come nel nord della Siria. I timori di perdere ulteriore consenso a fronte del deterioramento dell’economia hanno spinto il presidente ad anticipare dal 18 giugno al 14 maggio le elezioni presidenziali e parlamentari. Ma non si sente sicuro e arriva l’aumento.

Noi non siamo particolarmente competenti di economia, tuttavia pensiamo a cosa succederebbe se la premier Meloni (quando accadrà, naturalmente) in caso di ricandidatura prendesse un impegno del genere. Una risata la seppellirebbe. A proposito, ci permettiamo di ricordare che i giacimenti che Erdogan ha scoperto sono infiammabili e si sa lì fumano come i turchi. Attenzione quindi e buon voto. Si, però a noi che interessa?

Gaspare De Blasi

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