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L’escalation pericolosa

Amanuel, Giada, Julia. Sono solo tre dei 232 suicidi avvenuti in Italia da gennaio a marzo; 171 sono i tentati. Nel post Covid, i dati di Osservatori ISS, Fondazioni e Telefono Amico, dimostrano come siano in crescita le segnalazioni di suicidi.

Nel 2021 sono state quasi 6000 le sole richieste di aiuto, un +55% rispetto all’anno precedente che risulta quadruplicato rispetto al 2019. Il 28% di questo 55% proviene da giovanissimi, Under 26, che arrivano a chiedere aiuto e a capire di avere un problema serio. In totale nel nostro Paese assistiamo ogni anno a circa 4.000 suicidi. Su un totale di 3.789 suicidi del 2018 (dati relativi all’ultimo Annuario Statistico), la media è di 6,3 casi su 100mila abitanti. In maggioranza si tratta di soggetti di sesso maschile.

E’ intervenuto anche l’Osservatorio Suicidi Covid-19 a monitorare l’estremo gesto in base alle notizie di cronaca. Gli studi scientifici dimostrano che nel vortice di dinamiche mondiali, quali pandemie, crisi economiche, emergenze internazionali e cataclismi, sono maggiori i disturbi di natura mentale. Al Sud ci sono più casi, da gennaio ad oggi, di suicidi; i tentativi invece sono più numerosi al Nord. Nel mese di marzo scorso però, c’è una curva in crescita al Nord rispetto al Meridione.

Benchè i tassi vengono calcolati prendendo come riferimento la popolazione dai 15 anni in più, non sono rari, negli ultimi anni – a ben ascoltare le notizie di cronaca nera – i casi di ragazzini o ragazzine di 11 anni o 13 anni che prendono delle decisioni drammatiche e definitive. Spesso lasciando un bigliettino ai propri genitori. Nella maggior parte dei casi si tratta degli effetti del “distanziamento sociale” per quanto riguarda il periodo pandemico che ha aumentato i casi di consumo di alcol e droge, di stress e paure, di situazioni di isolamento dal cosiddetto “branco”, di solitudini, di sentirsi “non accettati”; per non parlare del “Revenge Porn”, ovvero di chi diffonde video o immagini con contenuti sessuali espliciti tali da denigrare o mettere in soggezione la vittima nei confronti di una vasta platea.

E sono frequenti le ragazze che, a seguito di ciò, prendono drastiche decisioni sulla propria vita non vedendo altre vie di fuga all’umiliazione pubblica. C’è la perdita di speranza nel futuro, un male che schiaccia e dal quale non si trova via di uscita. Il caso della pallavolista Julia Ituma ha sconvolto in maniera particolare l’opinione pubblica; probabilmente perchè si pensa che lo Sport sia sano, che gli atleti crescano con valori prosperi, forti.

E invece ci sono tante debolezze che passano inosservate, tanti campanelli di allarme che non vengono ascoltati per tanti motivi, principalmente perchè non è un mondo per deboli, come ha detto una compagna di squadra di Julia, o perchè la nostra quotidianità è troppo frenetica e complessa per pensare al prossimo. Molto spesso dietro un sorriso amaro si cela un sottobosco di paure profonde e inimmaginabili.

Claudia Marchetti

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