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Una luce accesa per il riscatto della città

Estate del 2003, gli esami universitari scorrono veloci, arriva la proposta di collaborare con la redazione di un giornale della mia città: non ci penso su due volte, decido di andare.

Trovo ragazzi giovani, bravi, attenti, preparati. Capisco subito che gestire un giornale che parla dei fatti che accadono in una città come Marsala è una cosa seria e tutt’altro che neutra.

Imparo il rigore delle parole, il peso della punteggiatura e di ciò che, fra le righe, conta più di quello che si scrive. Le voci della redazione si mischiano al rumore bianco dei polpastrelli sulle tastiere dei computer, mi accarezza l’idea enigmatica e potente che un lavoro possa incarnare, allo stesso tempo, una funzione sociale ed un servizio per gli altri e per una comunità intera.

L’anno seguente avrei preso la laurea in Giurisprudenza e, dopo anni di studio e di fatiche, ho vinto il concorso in Magistratura. Sono tornato a vivere nella mia città, ho vinto la paura del ritorno e della rassegnazione allo “stato delle cose”.

In un certo senso, il mio lavoro continua ad essere quello di scrivere storie e di raccontare fatti che, talvolta, contribuiscono a ridare dignità e speranza alle persone che chiedono giustizia.

Proprio per questo non dimentico l’esperienza che ho vissuto ed esprimo la mia profonda gratitudine a “Marsala c’è” e alla sua rinnovata famiglia: sempre impegnata, sempre attenta, sempre al servizio di questa città.

Tenere la luce accesa sui tanti punti oscuri che riguardano il nostro complesso territorio è la scommessa che, dobbiamo augurarci, i giornalisti possano vincere per il riscatto di questa città.

Giancarlo Caruso

redazione

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