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Il Consiglio comunale di Petrosino dichiara il dissesto finanziario dell’Ente

Il Consiglio comunale, nella seduta oggi, martedì 11 aprile, ha dichiarato il dissesto finanziario del Comune di Petrosino.

Le motivazioni, evidenziate nella proposta di deliberazione dell’ufficio finanziario e nella relazione del Collegio dei revisori dei conti, sono riconducibili ad una situazione strutturale e sistemica di squilibrio contabile e finanziario che parte da lontano, trovando criticità che risalgono addirittura agli anni 2014, 2015 e 2016, come testimoniato da deliberazioni della Corte dei Conti.

In particolare, nelle conclusioni della relazione del Collegio dei revisori dei conti, sono esplicitate le principali cause che hanno determinato “l’ineludibile ricorso alle disposizioni normative di cui all’art. 244 e seguenti del D.Lgs. 267/2000 testo unico degli enti locali”, ovvero il dissesto finanziario di un comune in disavanzo di amministrazione per quasi 19 milioni di euro:

– perdurante e crescente fenomeno del disallineamento entrate-uscite nella gestione dei rifiuti solidi urbani e del servizio idrico integrato;

– notevole ritardo nella predisposizione e approvazione dei documenti contabili dell’ente relativi dall’anno 2019 e successivi;

– perdurante insufficienza delle entrate correnti per coprire le spese obbligatorie;

– notevolissime difficoltà nella riscossione ordinaria dei tributi ed imposte e nell’attuazione di misure di contrasto all’evasione fiscale;

– incidenza delle spese per mutui ed anticipazioni di liquidità;

– elevatissima difficoltà nel garantire la piena copertura della consistente massa passiva (in corso di quantificazione);

– scarsa attendibilità dei residui (riaccertamento ordinario poco attendibile)

– un rilevante contenzioso;

– ricorso stabile all’anticipazione di tesoreria, di difficile restituzione;

– disordine contabile e mancata azione di riordino;

– scarsa organizzazione degli uffici e formazione del personale spesso addetto a profili diversi dall’iter scolastico e professionale.

«È arrivato il momento della verità e delle scelte di responsabilità. Anche quando la realtà è difficile la vera politica ha il dovere di guardarla in faccia e di trovare soluzioni e risposte. Questo Consiglio comunale ha dimostrato maturità e serietà. Inizia per Petrosino una nuova fase oltre la propaganda ha dichiarato il sindaco Giacomo Anastasi – Il ricorso all’art. 244 del TUEL e la deliberazione di dissesto non è stata una scelta discrezionale, ma la conseguenza di una condizione strutturale che ha messo il nostro comune nell’impossibilità di assolvere i suoi impegni e adempimenti indispensabili. Il dissesto è l’unica possibilità per far ripartire il comune liberandolo da un fardello insopportabile che ne impediva e sempre di più, ne avrebbe impedito il normale funzionamento. La politica che piace a me si prende sulle spalle le responsabilità. Non scappa, non scarica sulle prossime generazioni gli errori e i problemi. Ma li affronta, nel rispetto delle norme e con l’unico primario obiettivo di fare sempre l’interesse del bene comune».

Il primo cittadino, numeri alla mano, ha poi voluto fare qualche esempio per sottolineare come il dissesto finanziario sia la sola scelta possibile per la ripartenza.

«Io voglio parlare solo con i dati, con i numeri, con i fatti. Il Comune di Petrosino, al 31 dicembre del 2021, ha un disavanzo che sfiora i 19 milioni di euro – ha spiegato il sindaco Anastasi –. Solo per fare qualche esempio, dentro questo macro numero ci sono 2,5 milioni di debiti fuori bilancio mai precedentemente riconosciuti, un uso patologico dell’anticipazione straordinaria di tesoreria (l’ho trovata a 3 milioni e 600 mila euro e in nove mesi è diminuita già di un milione), indici di pagamento a terzi con ritardi da record nazionale, 4 milioni di debiti già spalmati fino al 2051, una cronica mancanza di cassa con un conto corrente di tesoreria che aveva il primo luglio 2022 (tre giorni dopo aver giurato ed essermi insediato) meno 3 milioni e 200 mila euro. Nonostante numeri così impietosi qualcuno, per fortuna pochi, ha provato ad alimentare polemiche cercando non solo di distorcere, ma addirittura di negare e ribaltare una realtà che purtroppo è oggettiva. Queste criticità sono state ignorate nel tempo dai precedenti amministratori portando irresponsabilmente il nostro comune alle conseguenze estreme che stiamo vedendo adesso. Ma se non può che essere ovvio il mio giudizio politico sulla precedente gestione, aggiungo anche che in questo momento non mi interessa minimamente la questione delle responsabilità. Saranno gli organi competenti a fare le loro valutazioni e ad esprimere i loro giudizi. Sono invece impegnato a spiegare ai cittadini quali sono le cause che hanno portato al dissesto e cosa questo significa e comporta per la cittadinanza”.

Adesso – ha concluso il sindaco – inizia una nuova fase per Petrosino, un nuovo percorso. Da un lato ci si libererà al 31 dicembre 2021, con l’insediamento dei commissari, di tutta la zavorra della massa passiva, dall’altro, la mia amministrazione si farà carico di gestire il presente e il futuro con senso di responsabilità e con la cura e l’attenzione di chi amministra una piccola attività, un’impresa o le finanze familiari. Da qui Petrosino riparte per rinascere come territorio e come comunità in modo responsabile e sostenibile».

Per quanto la procedura di dissesto abbia subìto modifiche nel tempo, l’accesso di un ente a questo istituto giuridico è sempre rimasto di natura volontaria, eccetto nel caso in cui l’ente non riesca a svolgere le sue funzioni essenziali, compresa la retribuzione del personale. A legislazione vigente, il percorso di un ente dissestato viene gestito sia dalla giunta, per quanto riguarda la gestione ordinaria, che da un organo straordinario di liquidazione, che si occupa della gestione del debito dell’ente.

Il passo immediatamente successivo alla dichiarazione di dissesto è infatti la nomina di un organo straordinario di liquidazione (tramite decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministro dell’Interno) al fine di accertare la massa attiva e passiva dell’ente e separare i compiti e competenze della gestione corrente da quella passata.

A seguito della dichiarazione di dissesto, e sino all’emanazione del decreto che sancisce l’ipotesi di “bilancio stabilmente” riequilibrato (da attuarsi entro tre mesi dalla nomina dell’organo, Art. 261 Tuel), sono sospesi i termini per la deliberazione del bilancio (Art. 248 Tuel). L’organo straordinario di liquidazione provvede, pertanto, alla rilevazione della massa passiva, all’acquisizione e gestione dei mezzi finanziari disponibili ai fini del risanamento ed alla liquidazione e pagamento della massa passiva (Art. 252 Tuel).

Con l’approvazione dell’ipotesi di bilancio “stabilmente riequilibrato”, redatta dalla giunta e approvata del Ministero dell’Interno, la legge prevede che l’ente adotti provvedimenti straordinari per un periodo di cinque anni.

La normativa attuale prevede inoltre per gli amministratori di cui fossero accertate le responsabilità del dissesto: fino a dieci anni di interdizione da cariche di assessore, revisore di conti e rappresentante dell’ente locale presso altri enti (che siano istituzioni od organismi pubblici e privati) e incandidabilità alle cariche di sindaci e presidenti di provincia, della stessa durata. Ma in quest’ultimo caso ancora non ci sono provvedimenti.

redazione

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