Assolto con formula piena l’ex consigliere comunale di Marsala, Alfonso Marrone. Il giudice monocratico Massimiliano Alagna lo ha assolto dalle accuse di truffa e falso ideologico. Il procedimento era scaturito dalla vicenda sfociata nel licenziamento di Marrone da parte del suo ex datore di lavoro, la Casa di Cura Morana di Marsala nel 2017 dove l’ex consigliere era infermiere con funzioni di caposala.
Secondo l’accusa, Marrone, nel 2017, si sarebbe più volte assentato dalle sue mansioni lavorative giustificandole con il fatto di dovere partecipare alle riunioni relativamente al suo ruolo di consigliere comunale, come previsto dalla legge. In seguito ad alcune indagini condotte, per conto della ditta dove lavorava Marrone, da un investigatore privato, scattò anche il licenziamento. Secondo una sentenza del giudice del lavoro più volte Marrone, nei giorni e nelle ore in cui chiedeva il permesso di assentarsi per partecipare alle riunioni delle commissioni consiliari, era altrove e faceva altro.
Nel 2020 si è aperto il procedimento penale che è durato fino ai nostri giorni. Sono stati ascoltati diversi testimoni prodotti da entrambi le parti. Nello specifico, come da denuncia, erano sette, tra il 31 maggio e il 31 luglio 2017, i casi contestati nel processo penale. Anziché partecipare alle riunioni di Palazzo VII Aprile, il capogruppo di “Una Voce per Marsala” se ne sarebbe rimasto a casa, oppure andava dal gommista, al bar, allo studio di un geometra, in ufficio di consulenza. Adesso, però, è arrivata l’assoluzione perché il fatto non sussiste. “E’ stata accolta dal tribunale la nostra tesi difensiva – ci ha detto il legale di Marrone Carlo Massimo Zaccarini-. Il mio cliente si è sempre comportato nel rispetto delle norme che vigono in materia. Un consigliere comunale può anche assentarsi, specie se in prossimità di riunioni ufficiali d’Aula o di commissione, anche per svolgere il suo compito fuori dal palazzo del comune. Per esempio per andare in un luogo oggetto dell’ordine del giorno, o per parlare con cittadini che gli sollevano qualche problema. Questa sentenza oltre che stabilire la verità dei fatti, restituisce la sua giusta dignità al mio assistito. Ora attendiamo la motivazione della sentenza e di concerto con il mio assistito decideremo se andare avanti nei modi e nei termini previsti dalla legge”.