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Mafia, Castellammare: revocata la confisca dei beni ad Antonino Palmeri

La Corte di Appello di Palermo, presieduta da Giacomo Montalbano, ha revocato i provvedimenti di confisca emessi dal Tribunale di Trapani nel 2014 e nel 2015, nell’ambito di un procedimento di prevenzione patrimoniale nei confronti di Antonino Palmeri (classe 1949) e nei confronti dei suoi figli, ritenuti fittiziamente intestatari di beni in realtà nella disponibilità del loro genitore.

Antonino Palmeri era stato proposto dal Procuratore della Repubblica di Palermo in quanto soggetto che in ragione della presunta appartenenza all’articolazione castellamarese dell’associazione mafiosa, per la quale aveva riportato sentenza di patteggiamento ed era stato sottoposto nel 1998 alla sorveglianza speciale. Palmeri era stato, pure, arrestato nell’ambito del procedimento per la strage di Pizzolungo, a danno del giudice Carlo Palermo del 1985, ma successivamente assolto dalla Corte di appello di Caltanissetta.

Fra i beni confiscati, l’hotel Grotticelli sito in località Scopello, due società e altri beni immobili e rapporti finanziari, alcuni di essi di provenienza ereditaria, altri acquisiti successivamente con attività assolutamente lecite.

Il decreto del Tribunale trapanese, confermato dalla Corte di Appello di Palermo, su ricorso degli avvocati Baldassare Lauria e Laura Ancona, veniva annullato dalla Corte di Cassazione una prima volta nel 2019 per difetto di motivazione, e dopo l’ulteriore conferma della confisca da parte della corte di appello palermitana, veniva annullata una seconda volta, con rinvio per un nuovo giudizio.

Questa volta, però, la Corte di appello ha revocato ogni capo della confisca ordinato la restituzione dei beni.

“La vicenda processuale della famiglia Palmeri ha dell’incredibile, il provvedimento di confisca del Tribunale di Trapani si fondava su un presupposto mai dimostrato, ovvero che il Palmeri avesse posto in essere attività imprenditoriali con metodo mafioso. Per ben due vote la Cassazione ha annullato la confisca evidenziando la mancanza di base legale. Purtroppo sono passati quasi dieci anni dal sequestro, una società nelle more è fallita. Adesso apriamo una nuova fase per le azioni risarcitorie, ma è necessario un intervento del legislatore, il procedimento di confisca senza condanna, prevista in Europa soltanto dalla legislazione italiana, è a base presuntiva. Non ci vogliono prove, bastano le presunzioni, spesso i pregiudizi, insomma un procedimento penale ad alta velocità che fa una strage di diritti”, hanno dichiarato gli avvocati Lauria e Ancona.

redazione

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