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Antonella Ingianni: “Il centrosinistra riparta dall’ascolto e dalle idee”

Il rimpianto per il seggio parlamentare mancato, ma anche la soddisfazione per i consensi ottenuti e per le energie che si sono aggregate intorno alla sua candidatura. Antonella Ingianni è reduce da una campagna elettorale in cui ha saputo catalizzare l’attenzione di un’area progressista che è chiamata a ricostruire una proposta politica convincente dopo la debacle alle amministrative del 2020.

Come commenta il dato di Marsala?

E’ un dato confortante e interessante. L’alleanza Verdi-Sinistra Italiana ha raccolto il 10%: considerato che questa lista non era presente alle passate elezioni, si tratta di un risultato importante, che va valutato per quello che è in termini percentuali, considerando che il dato nazionale è del 3,6%.

Nonostante i numerosi appelli a votare i candidati locali, all’uninominale i marsalesi hanno eletto Marta Fascina. Che ne pensa?

E’ vero che i marsalesi l’hanno votata, ma vorrei sottolineare che i dirigenti locali del centrodestra hanno lasciato che venisse candidata senza battere ciglio. Mi pare piuttosto discutibile, poi, che si possa dire che essendo vicina a Berlusconi aiuterà il territorio a interloquire con lui…

Intorno alla sua figura si è ritrovato buona parte del campo progressista marsalese. La sensazione è che si possa costruire qualcosa per il futuro: ne state già parlando?

Dopo una campagna elettorale c’è sempre la necessità di resettare la propria vita. Anche un risultato interessante come il nostro va valutato con calma. E’ un risultato che presuppone la mia attenzione e di tutti quanti si sono raccolti attorno a questa candidatura. Dietro non c’era un’organizzazione pesante, un potere economico o politico, ma una persona nuova all’esperienza politica, che si presentava con il proprio bagaglio professionale e personale.

Spesso le divisioni, dal nazionale al locale, hanno danneggiato il campo progressista. Da dove può ripartire quest’area politica per riproporsi in maniera credibile a autorevole dopo il risultato del 2020, che rappresenta il minimo storico del centrosinistra in città?

Essere divisivi è una condizione ingloriosa. Candidarsi per unire dipende dallo spessore delle proposte e dalla idee che si esprimono. Quando si parla di cose concrete, semplici, ma non per questo scontate, le persone tornano ad appassionarsi. In queste settimane, ho ritrovato al mio fianco tante persone che si erano allontanate dalla politica. La politica non si deve fare dentro le stanzette pubbliche o private, ma aprendosi all’ascolto e alla proposta. Bisogna dare concretezza alle idee ed evidenziare che il bene pubblico ha sempre una valenza primaria rispetto all’interesse personale.

La campagna elettorale è stata anche un’occasione per incontrare la città e comprenderne maggiormente i bisogni. Che momento sta vivendo Marsala?

Molte persone mi hanno detto che avrebbero votato solo in funzione della mia presenza, in quanto rappresentava una novità rispetto agli ingranaggi che molti non sono più disponibile ad accettare. Se non ci fosse stata questo tipo di proposta da parte dell’alleanza Verdi-Sinistra Italiana, si sarebbero astenuti. L’alta astensione di questa competizione elettorale resta un fattore negativo e la politica che allontana i cittadini dal voto è un elemento su cui bisognerebbe riflettere. In questa campagna elettorale è venuta fuori anche l’importanza di consentire ai fuorisede di votare. All’inizio molti di loro hanno partecipato agli incontri che abbiamo organizzato, mostrando grande entusiasmo. Poi sono dovuti partire. Non si può continuare a privare questi ragazzi del voto, la politica deve intervenire con urgenza, l’attenzione verso i giovani non deve essere una frase fatta: occorre creare le condizioni per farli votare, ma anche opportunità di lavoro, università e servizi adeguati, altrimenti li perdiamo per sempre.

Antonella Ingianni è anche dirigente regionale dei Verdi. Che posizione assumerete nei confronti del governo Schifani?

Ci porremo in maniera critica, da sentinelle attive e presenti. Il tempo che viviamo è segnato da una crisi climatica che ci attraversa in maniera forte, oltre che dalla guerra. La voce dei Verdi deve dire con chiarezza che la transizione ecologica va fatta in maniera seria e corretta, nell’interesse dei cittadini e non delle lobby. E anche la pace può essere portata avanti con azioni concrete, anche a partire dalla Regione.

Vincenzo Figlioli

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