Quasi quattromila visitatori: un’invasione pacifica, gioiosa, attenta e curiosa. I visitatori si sono riversati nei borghi siciliani, dimostrando la voglia di riscoprire il territorio attraverso le sue comunità. E dunque, scambi e conoscenze sul posto, curiosità per gli artigiani di una volta, voglia di ascoltare storie, fotografare siti, assaggiare piatti tipici o magari prepararli assieme alle famiglie. I piccoli comuni siciliani che hanno aperto le porte nel primo weekend della seconda edizione del festival Borghi dei Tesori sono stati una quarantina, alcuni presi d’assalto, magari trascinati da qualche attrattore di interesse – vedi la storia della casa rabbinica e dei resti della sinagoga di Caltabellotta che ha attirato l’attenzione della stampa e dei tg nazionali; o il fortino di Mazzallakkar a Sambuca, riemerso dalle acque con la gente in fila per poterlo raggiungere attraverso le vigne che circondano il lago Arancio -; altri con modalità più lente. Borghi in cui i visitatori hanno ritrovato il loro tempo naturale, magari raggiunti con i pullman che da quest’anno partono da Palermo.
C’è stato chi ha inforcato i bastoncini da trekking e ha affrontato sentieri che alla fine conducevano a eremi inaspettati; chi ha impastato la miscela del cuddiruni con le donne del paese (è successo a Baucina); chi è passato da una cantina a un caseificio a un apicoltore a un pollaio tecnologico (a Contessa Entellina c’è un tour straordinario tra i sapori e gli aromi del territorio e la prossima settimana aprirà le porte la bellissima abbazia di Santa Maria del Bosco, il rifugio degli eremiti dove c’è un albero che sembra abbracciarla). E poi c’è chi ha scoperto che Isnello ha chiese che paiono merletti di legno, che Prizzi è un presepe di stradine, viuzze e affacci tra i più affascinanti dell’isola; che Chiusa Sclafani possiede cappelle scolpite nel marmo. C’è pure chi si è appassionato al Castello di Giuliana, dove la visita è condotta da dame e cavalieri in costume medievale che raccontano la storia di Federico II, sovrano illuminato e amato dalle sue donne. E chi ha scoperto che a Portopalo si sale in barca per raggiungere la fortezza spagnola sull’isoletta di Capo Passero. O chi, a Vallelunga Pratameno, si è seduto tra i banchi di una scuola monarchica.
Sold out molte passeggiate e un gran successo lo hanno fatto i Giardini della Kaggera di Calatafimi Segesta, un vero eden di sorgenti, cascatelle, vasche dove si lavava il lino, canalizzazioni di origine araba, frutteti e coltivazioni. Qui, a spiegare che i “carati” nascono dalla carrubba è stato il sindaco.