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Voti, promesse ed enti di formazione: le indagini della Procura di Marsala toccano anche le prossime regionali

Sono complessivamente dieci i soggetti indagati dalla Procura di Marsala per la vicenda che sta scuotendo la politica locale e che sembra riproporre uno schema, purtroppo, consolidato al Sud: da un lato ci sono le ambizioni di chi partecipa alle competizioni elettorali, dall’altro le esigenze di chi cerca un lavoro o un sussidio per migliorare il proprio tenore di vita. Rispetto alle informazioni che abbiamo anticipato stamattina, il quadro dei soggetti coinvolti appare più ampio: accanto ai nomi già filtrati ieri (Michele e Sara Accardi, Ignazio Chianetta, Nino Papania) ci sono anche quelli dell’alcamese Angelo Rocca (stretto collaboratore dell’ex senatore), del vicepresidente del CE.SI.FO.P. Manfredi Vitello, della marsalese Rosa Maria Casano, del palermitano Pietro Gatto, del valdericino Salvatore Montemario e di Calogerino Forniciale (residente a Montevago).

Dalle indagini emerge che Papania, Rocca e Chianetta, in concorso tra loro, avrebbero avocato a sé atti direttivi, amministrativi e gestionali di tre enti regionali operanti nel settore della formazione professionale (Cesifop e Ires di Palermo, Eris di Catania), avvalendosi della collaborazione di Michele Accardi, Manfredi Vitello, Salvatore Montemario e Calogerino Forniciale. In particolare, avrebbero assicurato a una serie di discenti, tutor e formatori la partecipazione ad attività didattiche beneficiarie di finanziamenti comunitari in violazione della normative e dei regolamenti vigenti. Inoltre, le indagini riguardano anche la promessa di assegnazione di indennità o misure di sostegno non spettanti in cambio di denaro o di garanzie di consenso elettorale alle amministrative per Petrosino o alle prossime regionali. Per quanto riguarda le posizioni di Sara Accardi e Pietro Gatto, i due risultano indagati in quanto si sarebbero dati da fare per reclutare i docenti da avviare ai corsi di formazione non inclusi nell’albo regionale dei formatori. Chianetta e la madre Rosa Maria Casano si sarebbero, invece, adoperati per produrre documentazione falsa, volta al riconoscimento di indennità previdenziali, contributive e di invalidità civile, in realtà non spettanti. Alla luce di ciò sono state effettuate una serie di perquisizioni presso le residenze degli indagati e le sedi degli enti regionali sopra citati.

redazione

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