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Collasso demografico, Italia senza figli: il margine strutturale dell’esaurimento

Ho già scritto di “futuro retroflesso”. L’età in cui stiamo vivendo è caratterizzata dalla manifestazione – scientificamente misurata – di colossali iperoggetti la cui “realtà” si allunga trasversalmente nel tempo, costituendosi come “futuri” già così “presenti” da vincolare – imporsi su – l’attualità. Il più grande e noto, il Clima, in parte si sovrappone a un altro iperoggetto ad altissimo potenziale: l’Andamento Demografico. Quanti nascono? Quanti muoiono? Quanti, soprattutto, “non” nascono? Le risposte a queste domande delineano uno degli assi strategici che, sul lungo termine, decide le sorti di un territorio/comunità.

Il mondo cresce. Il famoso studio del Global Burden of Disease, pubblicato su The Lancet nel 2020, ha proiettato la popolazione mondiale al 2100. Ha individuato un picco, intorno al 2040, che riconfigurerà – dopo un moderato ridimensionamento – gli equilibri mondiali (ad esempio con l’emersione a secondo Paese al mondo per popolazione della Nigeria). Circa 75 milioni di individui l’anno. Tra circa sei mesi il tetto degli otto miliardi sarà sfondato. L’India è candidata, già nel 2024 a divenire il Paese più popoloso del mondo, raggiungendo e superando il miliardo e quattro della Cina.

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Grandi dinamiche storiche.

Nazioni – o meglio, aree del mondo – in grande crescita demografica tendono a espandersi. Diventano iniettori primari, oggi come ieri, delle tracimazioni migratorie. I flussi migratori sono, a loro volta, oggetti iper-complessi: si sono sempre verificati all’intersezione di processi diversi e variamente interconnessi, e hanno prodotto esiti altrettanto plurali. Primo esempio: la dinamica ambientale-demografica – profondissima e primordiale – che ha opposto “nomadi” e “stanziali” producendo, secondo McNeill, l’evoluzione e la vittoria della sequenza concettuale limes/identità/città.

Nota: storicamente ci si è espansi anche attraverso guerre di conquista, connesse spesso a colonizzazioni economico-commerciali: a proposito gli storici e i geografi non mancano mai di ricordare le dinamiche demografiche propulsive che hanno animato l’Europa del XVI secolo, tanto forti da produrre la riconfigurazione epistemologica dell’Occidente in senso transoceanico. Seguendo questo paradigma analitico, più di un osservatore ha sottolineato, in merito alla recente guerra tra Russia e Ucraina, come la condizione demografica d’Europa e della Russia sia decisamente troppo debole e in diminuendo perché “Tutto cambi”, perché possa incrinarsi realisticamente il paradigma liberista/globalista ora vigente.

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Italia, 2022. Baratro demografico.

In età Covid le nascite sono state poche. In uscita dal Covid, le aspettative erano di ripresa: nulla, il saldo è peggiorativo. Nel 2021 sono nati poco meno di 400.000 bambini: la cifra più bassa dal 1861. Coltello nella piaga. La Francia, Nazione pressoché omologa alla nostra, ha registrato un felice balzo in avanti. Qui la media lentamente procede superando l’1,86 figli per donna, avvicinando il tasso di sostituzione del 2,1. L’Italia all’1,27 va scendendo.

La prospettiva è l’invecchiamento e il dimezzamento della popolazione italiana. Ciò significa decisivo declassamento, nel ranking internazionale, del Paese. Discioglimento, per inconsistenza, del patto intergenerazionale che permette alla popolazione attiva di sostenere chi è troppo giovane e chi è troppo vecchio per lavorare. Superamento delle soglie critiche per la tenuta dei sistemi di Welfare. Nel 2040 la proiezione di calo del Pil è orientata a oltre il 18%. Le responsabilità sono tutte nell’assenza di politiche di reale sostegno alla natalità, nel deficit infrastrutturale e culturale.

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Come potrà vivere, sostenrsi, un mondo di “vecchi”?

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“Competere per l’accoglienza” sarà necessità primaria e strategica già dal prossimo decennio. Tutti i Paesi europei destinati all’erosione demografica dovranno riconfigurare radicalmente i sistemi di apertura ai flussi migratori. Tutti cercheranno di essere attrattivi e tutti saranno cinicamente impegnati nel tentare una selezione dei “migliori” I più istruiti? I più occidentalizzati? I più sani?

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In Italia attualmente la discussione sul fair recruitment è solo marginale. Nello stesso modo è marginale l’attenzione – e inconsistente il sostegno – alle procedure di adozione internazionale. Il comparto in assoluto più strategico per la popolazione attiva ineunte, la Scuola, è in condizioni di grave claudicanza strutturale: i professionisti – i Docenti – soffrono insufficiente riconoscimento economico e forte svilimento dello statuto professionale, anche a causa di modalità di reclutamento schizofreniche; l’assenza serie procedure di selezione/promozione e orientamento/valorizzazione degli studenti produce livelli di acquisizione delle Competenze ampiamente sotto le aspettative; l’incapacità nella creazione di una realistica corrispondenza tra Scuola e – esigenze proiettate del – mondo del lavoro fa che la Scuola italiana non sia “ascensore sociale”. La storia ci insegna che tutto questo porta a isolamento (e autopoiesi) delle élites, forte emigrazione degli alti profili, debolezza strutturale nella catena “ricerca/milieu d’innovazione/vantaggio economico”.

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Qual è la parola, la formula, per trasformare la retorica unioneuropeista del Next Generation EU in realtà?

Sebastiano Bertini

Lo Scavalco è una scorciatoia, un passaggio corsaro, una via di fuga. È una rubrica che guarda dietro alle immagini e dietro alle parole, che cerca di far risuonare i pensieri che non sappiamo di pensare.

Sebastiano Bertini è docente e studioso. Nel suo percorso si è occupato di letteratura e filosofia e dai loro intrecci nella cultura contemporanea. È un impegnato ambientalista. Il suo più recente lavoro è Nel paese dei ciechi. Geografia filosofica dell’Occidente contemporaneo, Mimesis, Milano 2021. https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857580340

Sebastiano Bertini

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