C’è un caso Messina sulla questione aborto e ginecologi obiettori. Dopo l’appello all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, della parlamentare di Articolo 1, Maria Flavia Timbro, che ha messo in evidenza come in città e provincia su 53 ginecologi 52 si dichiarano obiettori e hanno dunque deciso di non praticare interruzioni di gravidanza – problema che riguarda tutta la Sicilia – è la Cgil Sicilia a intervenire sulla questione.
“Il diritto all’aborto nel nostro Paese è garantito da una legge dello Stato, tuttavia esercitarlo non è scontato o facile vista la gran quantità di medici obiettori”, sostiene la segretaria regionale, Gabriella Messina, e la responsabile del dipartimento Politiche sociali, Elvira Morana. Le due esponenti sindacali giudicano “gravissimo” quanto accaduto negli Stati Uniti con la sentenza della Corte Suprema americana che è intervenuta su “un diritto civile delle donne, cosa che fa temere un nuovo medioevo anche per altri diritti”. E che sottolineano “… sta dando fiato alle trombe di certa destra nostrana che vorrebbe farci tornare con prepotenza indietro su una materia regolata dalla legge e validata anche da un referendum”.
In Sicilia, il tasso di obiettori medici ginecologi è dell’81,6%, degli anestesisti del 73,1%, del personale non medico dell’86%. Delle strutture solo il 54% è attrezzato per l’Ivg e le carenze determinano che c’è una struttura dove un medico non obiettore ha un carico da solo del 16,2.