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Ancora commenti sulle amministrative di Petrosino

Ci scrive il nostro lettore Giacomo Cuttone sulle recenti elezioni amministrative di Petrosino

“Finita la sbornia elettorale di questi giorni, si può incominciare a ragionare.

Fra i tre candidati a Sindaco al Comune di Petrosino, l’unico che non conoscevo era quello che ha vinto. “Giacomo” è un nome che mi porto addosso da 64 anni e, in tutta sincerità, non mi ha portato male, anzi direi che ne sono orgoglioso. Ma un nome non basta, così come non basta aver conseguito la laurea nella “prima università del mondo occidentale”; così come non è bastato – d’altronde – aver lavorato a Londra. Ci vuole di più, ci vuole un amore smisurato e viscerale per la propria terra e le proprie origini, a costo di mettere in secondo piano le proprie aspirazioni personali, anche se legittime.

Ho salutato con fiducia, dieci anni fa, l’elezione di Gaspare Giacalone a Sindaco, mettendo da parte quella breve parentesi che lo vedeva mio avversario politico; alcuni anni prima, infatti, lui era assessore di una giunta “civica” con apparentamenti a destra e con a capo un Sindaco cresciuto nelle fila del PCI-PDS, ed io assessore designato di una giunta “democratica e progressista” (allora la legge elettorale era diversa). Quando è diventato Sindaco, si chiudeva definitivamente la cosiddetta Prima Repubblica e i giovani, finalmente, prendevano le redini del proprio destino, convincendo i propri padri a farlo “senza se e senza ma”.

Mi sono speso con articoli su alcune battaglie importanti per il territorio di Petrosino (soprattutto nel suo primo mandato di Sindaco), battaglie su cui mi ero impegnato, in verità, molti anni prima (Torrazza), spesso in solitudine e/o con qualche “affezionatos” e, infine, ho salutato con fiducia alcuni interventi di arte contemporanea nel territorio di Petrosino.

Battaglie vinte dall’ex Sindaco di Petrosino ma su cui pesa, come un macigno, la mancanza di un’”idea del futuro” per queste località importanti e per lo sviluppo turistico del Comune. Poi, il quadro politico e amministrativo, negli anni, si andava sempre più offuscando ma, comunque, sempre “in linea” con le scelte del Primo Cittadino e delle sue “legittime” aspirazioni politiche future: Sel, 5Stelle, Pd…

Poco importa e puntiamo l’attenzione sulle tematiche a me più care, quelle dei beni culturali ed artistici. Sorvolo – non perché privo di argomenti – sulla Chiesa Madre intitolata a Maria SS delle Grazie (gli interni – ma, anche, l’esterno – sono un’offesa alla bellezza!) e sull’attuale configurazione della Piazza intitolata a Francesco De Vita, padre costituente e figlio autentico petrosileno, ancora oggi un semplice “incrocio” fra quattro vie.

Veniamo al dunque.

  • Interventi di arte contemporanea sul territorio: non è bastato collocare, qua e là e alla rinfusa, alcune opere (anche se pregevoli) e lasciarle abbandonate al loro destino, bisognava prevederne l’arredo urbano e la loro conservazione; questo, vale sia per le sculture all’aperto che per le opere di street art sparse nel territorio comunale;
  • Pinacoteca comunale d’arte contemporanea: ci sono circa 100 opere d’arte, donate dagli artisti per costituire la Pinacoteca comunale, che giacciono “provvisoriamente”, ormai da troppi anni, presso la biblioteca delll’I.C. Nosengo. Opere donate negli anni 80/90 con questa volontà e di cui esiste un protocollo d’intesa tra la Pro-loco del tempo, presidente pro tempore Maestro Bartolo Piccione, e il Dirigente dell’I.C. “Nosengo” dell’epoca, Prof. Luigi Sciacca; opere inventariate una ad una e collocate nella Biblioteca scolastica dell’Istituto.

Inoltre, mi chiedo:

  • che fine hanno fatto le opere pittoriche che arredavano la Pro-loco di Petrosino?
  • che fine hanno fatto le biblioteche della Pro-loco e del Circolo di Cultura?
  • è normale che un paese “civile”, ancora ad oggi, non ha una Biblioteca comunale?

Per concludere, riconosco (e, credo, lo riconosca anche il neo Sindaco) che non basta chiamarsi “Giacomo” e avere una laurea conseguita nella “prima università del mondo occidentale” per amministrare bene e con lungimiranza una comunità (non è bastato un lavoro a Londra!), così come non basta diventare “comune autonomo” per, poi, rimanere borgata per l’eternità.

Ci vuole coraggio, spirito di abnegazione, ci vuole uno sguardo lungo puntato sulla valorizzazione del territorio e sul “bene comune” che, spesso – ahimè – cozza con quello personale e politico (anche se legittimo)”.

Giacomo Cuttone

redazione

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  • Complimenti Giacomo hai fatto una analisi precisa e dettagliata per questa comunità che è rimasta la più grande borgata di marsala. Un abbraccio

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