Egregio Direttore,
lo scrivente Fabio D’Anna, nella qualità di discendente del Marchese Giuseppe D’Anna del Canneto, in relazione all’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano on line dal lei diretto, il cui titolo è riportato in oggetto, le comunica formalmente quanto segue.
Pur consapevole della buona fede e correttezza professionale dell’organo di informazione da lei diretto, con il quale il sottoscritto ha intrattenuto per diversi anni un rapporto di collaborazione, allo scrivente preme farle notare che il titolo dell’articolo, la cui responsabilità è del direttore, non essendo un articolo firmato, è icto oculi gravemente e gratuitamente diffamatorio nei confronti della mia famiglia. Infatti, tale titolo intende, in modo che risulta capzioso, esaurire la storia della famiglia D’Anna di Marsala in un episodio marginale, da verificare e soprattutto da inquadrare storicamente. E’ bene subito rimarcare, infatti, per inquadrare questo episodio nella cornice storica del 1852, epoca in cui la polizia borbonica era dedita a calcare la mano nei propri rapporti nei confronti di famiglie sospettate di attività miranti ad abbattere il governo borbonico, che i metodi usati dal regime borbonico nei riguardi dei dissidenti, com’erano sicuramente Giuseppe D’Anna e il fratello Andrea, non erano di certo rispettosi dei diritti dei destinatari.
Nel citato articolo, infatti, la cui paternità si fa risalire a tale Antonino Sammartano, il quale si attribuisce il titolo di avere scritto ” diversi articoli sulla famiglia D’Anna” che purtroppo lo scrivente, e ne fa pubblica ammenda, non ha avuto la ventura di leggere, né di sapere in quali autorevoli riviste storiche siano stati pubblicati, il cui testo è tutto compreso all’interno di virgolette, quindi da attribuire verosimilmente al rapporto di polizia, si fa riferimento ad un episodio intervenuto nel 1852, epoca in cui Giuseppe D’Anna era poco più che ventenne.
Ciò posto, delle due l’una: o le diffamatorie e gratuite affermazioni su Giuseppe D’Anna , qui riportate “Quando un uomo di distinti natali trae diletto dalla compagnia di uomini discreditati nella pubblica opinione, di uomini che vivono nei bagordi e nel vizio, non solo offende la dignità del proprio carattere, ma va incontro a delle mortificazioni che lo degradano e lo rendono comune agli uomini di malaffare. E’ ciò che accadde al Marchese Don Giuseppe D’Anna a causa dell’amicizia con la famiglia Curatolo di Marsala. E fra questi vi era Giacomo Curatolo. Il D’Anna per anni aveva condiviso con i Curatolo i piaceri dissoluti della vita, degradando se stesso ed il nome della casa a cui apparteneva” sono integralmente riportate dal citato rapporto di polizia e allora il Sammartano non può di certo risponderne giuridicamente, né può farlo il direttore che pubblica lo scritto, oppure sono frutto, almeno in parte, di opinioni personali del Sammartano. In questo ultimo caso, le responsabilità sarebbero diverse e da accertare in altra sede.
Tutto ciò premesso, non può comunque trovare alcuna plausibile giustificazione il titolo che è stato da lei attribuito all’articolo, dal quale si evince che la storia della famiglia marsalese D’Anna si esaurisca in una rissa al teatro. La famiglia alla quale mi onoro di appartenere, infatti, ha avuto tra i suoi esponenti un glorioso rappresentante del Risorgimento, Andrea D’Anna, cui è intitolata una pubblica via del centro cittadino marsalese, che lo storico Natale Musarra indica come il Rosolino Pilo della provincia di Trapani. A lui, fratello di Giuseppe, sono stati dedicati due libri , tra cui quello scritto da Abele Damiani riporta una nota scritta da Giuseppe Garibaldi in onore della sua memoria.
“Caro Damiani, Sento con piacere che voi proponete scrivere qualche cenno biografico sulbravo Andrea D’Anna, di cui lamentiamo tutti la fine disgraziata. Citatelo nel vostro lavoro come esempio alla gioventù italiana. Ei mise in pratica quel precetto che non bisogna mai stancarsi d’inculcare a’ giovani onestamente vivere e tutto alla patria sacrificare. Onore alla memoria di Andrea D’Anna!
Vostro G. Garibaldi.
Inoltre, come sanno anche i neofiti della storia cittadina, la famiglia D’Anna, nel corso dei secoli si è contraddistinta per atti di liberalità nei confronti della collettività marsalese nei periodi di carestie e diffuse povertà. Degli stessi atti non solo vi è traccia negli archivi storici, ma anche nella lapide marmorea della Porta Nuova, ove si legge il ruolo avuto da Bernardo D’Anna.
La invito, pertanto, ai sensi dell’art.8 della Legge n. 47 dell’8 Febbraio 1948 (“Disposizioni sulla stampa”) a pubblicare la presente dichiarazione, a chiarire la paternità dell’articolo da lei pubblicato ed a rettificare il titolo del citato articolo poiché lesivo della memoria della mia famiglia.
Distinti saluti.
Fabio D’Anna