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Inguì: “Si voti per la storia dei candidati, non per favori e stradelle”

Ai nastri di partenza una nuova campagna elettorale in Sicilia e il pensiero, quest’anno più che mai, va alla questione morale, che sta già incendiando il dibattito politico nell’isola. Ad osservare con attenzione i movimenti in corso c’è, come sempre, Libera, che attraverso il presidio “Vito Pipitone” ha diffuso una nota in cui ribadisce la propria estraneità a qualsiasi schieramento politico, mantenendo la propria tradizionale neutralità a fronte di un impegno politico che si esprime non con endorsement elettorali, ma con attività sociali, presenza sui territori, promozione della legalità. Tuttavia, resta sempre alta l’attenzione di Libera per un voto privo di condizionamenti, che trova un nuovo accorato appello nelle parole di Salvatore Inguì.

“Chiediamo che la genti voti – sottolinea Salvatore Inguì – senza pensare al candidato che ha promesso di interessarsi alla stradella da asfaltare o alla lampadina da accendere o a qualche altro favore individuale. Se si va in questa direzione, preferendo l’azione individuale, non lamentiamoci quando le cose vanno male o non incontrano i desideri della collettività. Chiediamoci qual è la storia dei candidati, che tipo di impegno politico li caratterizza, cosa hanno fatto di buono nella propria vita per far pensare agli altri di potere fare altrettanto per il bene comune. Se i candidati hanno già dimostrato la propria ignoranza o la tendenza alla disonestà, magari potranno farci un favore personale, ma non lavoreranno mai nell’interesse della comunità”.

Se a Palermo c’è stata un’autentica processione di candidati e leader politici da Dell’Utri e Cuffaro, non è da escludere che, nel trapanese, qualcuno vada a casa del vecchio capobastone per ottenere il suo pacchetto di consensi, come spesso è avvenuto in passato. “Chiedere i voti alla mafia – ribadisce Inguì – da una parte significa riconoscere il suo potere e propagandarlo. Dall’altro significa mettere il capobastone di turno nelle condizioni di chiedere qualcosa in cambio, tenuto conto che non ha scelto di indirizzare i propri voti perchè gli è piaciuto il progetto politico di un candidato rispetto a un altro, ma perchè ritiene di poterne avere un tornaconto”. Un ragionamento che assume un valore ancora maggiore quest’anno, mentre si ricorda il trentennale dalle Stragi di Capaci e via d’Amelio. “Non dimentichiamo che non è solo il trentennale di Falcone e Borsellino, ma anche di una stagione in cui la mafia lanciò un chiaro messaggio alla politica, uccidendo Salvo Lima e uno dei cugini Salvo. A dimostrazione del fatto che chi non rispetta gli accordi, paga con la vita”.

Vincenzo Figlioli

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Tags: Salvatore Inguì